Gare come quella di oggi sono le classiche sliding doors che decidono un’intera stagione.
La sorte ha voluto che a premere il pulsante dell’ascensore sia stato Max Verstappen, presenza fissa nell’elenco delle stragi della domenica (sera). Quando il toro (rosso) vede il rosso (del cavallino), in particolare quello della macchina di Raikkonen, è quasi scientifico che scoppino le scintille, e nella notte di Singapore ne sono volate a centinaia, scaturite anche dai rottami lasciati sull’asfalto da Vettel e Alonso.
I cattivi presagi (per la Ferrari, ça va sans dire), si potevano intuire semplicemente guardando il cielo: pioggia a catinelle proprio pochi istanti prima della partenza e la decisione di iniziare la gara come abbiamo sempre desiderato e come non accadeva da anni, ossia senza safety car. Allo spegnimento delle luci rosse lo scatto di Vettel era appena sufficiente, ma comunque gli bastava per sbattere la porta in faccia all’olandese della Red Bull. Sulla loro sinistra cadeva un fulmine chiamato Raikkonen, autore di una partenza sontuosa. Verstappen, costretto dal tedesco, si è trovato a sandwich tra le due Ferrari ed ha speronato il finnico catapultatosi a sua volta contro il compagno di squadra. Un harakiri di proporzioni bibliche che ha aperto le acque della vittoria a Lewis Hamilton, autore di un ottimo start con cui ha scavalcato l’ultimo altro temibile rivale per il successo finale, e di un’altrettanto eccellente gara condotta con autorevolezza.
Quanto è successo in seguito alla prima curva è passato inevitabilmente in secondo piano, nonostante alcuni piloti abbiano ottenuto le migliori prestazioni in carriera; come Sainz e Palmer in una beffarda staffetta in cui si sono scambiati il testimone alla Renault, ma anche come Vandoorne che ha guidato una delle migliori McLaren della stagione proprio in occasione del divorzio con Honda.
Il tifo spesso porta ad esasperare i giudizi e per quanto oggi sia legittimo il desiderio di additare il giovane Verstappen come autore del delitto perfetto (come detto il suo nome non manca mai quando si verificano incidenti clamorosi), in realtà per una volta ci troviamo d’accordo con i giudici di gara, forse perché tra loro sedeva una vecchia volpe come Emanuele Pirro che in carriera ne ha viste di tutti i colori. Chiariamo la situazione: Vettel ha fatto esattamente quello che un pilota che parte in pole position deve fare, ossia consolidare la prima posizione: certo la manovra non è stata delle più ortodosse, ma quando ha terminato la chiusura della traiettoria a Verstappen la sua monoposto era già completamente davanti alla Red Bull. Raikkonen ha stupito tutti con una partenza fantastica, tanto da far credere di poter passare addirittura al comando dopo la prima curva: anch’egli non ha alcuna colpa, perché prosegue su due binari dritti, e si trova vittima incolpevole degli avvenimenti. Resta da giudicare la macchina di Verstappen, che era l’unico a poter fare qualche cosa in più per evitare l’incidente. Si è visto sbattere la porta in faccia da Vettel ed è stato quindi costretto ad andare sulla sinistra, ma allo stesso tempo era chiuso dall’altra Ferrari che non ha potuto evitare. Un pilota con più esperienza e maturità avrebbe probabilmente alzato il piede per evitare guai, ma anche in quel caso sarebbero serviti dei riflessi fuori dal comune. Giusto quindi derubricare il cataclisma a semplice incidente di gara; peccato invece che si sia verificato nel Gran Premio dove la Ferrari aveva più probabilità di vincere e di accumulare qualche punto di vantaggio sulla sempre temibile Mercedes. In un campionato dove l’equilibrio la sta facendo da padrona perdere una gara favorevole potrebbe segnare la pietra tombale per la classifica dei piloti; quella dei costruttori, già ampiamente compromessa, si è decisa definitivamente proprio oggi pomeriggio.
Quanto alle dichiarazioni post gara Verstappen si è lasciato andare a considerazioni, probabilmente studiate, per rendere la situazione ancor più incandescente. È lo stile di grandi campioni del passato ed è quel tocco di peperoncino che rende più avvincenti le gare: del resto anche Senna si meravigliava del ritiro di Prost dopo Suzuka ’91. Resta la delusione per i tifosi della Ferrari, che si erano seduti sul divano con tutt’altre aspettative. Si dice che il tempo è galantuomo, forse lo sarà anche con loro.