No, non si tratta di chissà quale diavoleria meccanica prevista per i tempi a venire, ma è soltanto un'ipotesi che sta prendendo piede in modo molto concreto.

08/04/2001 Tempo di lettura: 5 minuti
No, non si tratta di chissà quale diavoleria meccanica prevista per i tempi a venire, ma è soltanto un'ipotesi che sta prendendo piede in modo molto concreto. Sicuramente molti avranno sentito parlare del grande cambiamento annunciato da Paolo Cantarella (che guida la schiera di case legate all'Acea, Associazione Costruttori Automobilistici Europei) e che i vari telegiornali e quotidiani hanno riportato. Ebbene sì: i timori di una volta, ovvero quelli di milioni di tifosi, e cioè che la Formula 1 potesse divenire roba esclusivamente delle emittenti private, potrebbero trasformarsi in pura e semplice realtà. Il colpevole? Leo Kirch, cioè colui che gestisce una famosa televisione tedesca (Em.tv) ed ha acquistato (cosa peraltro recente) il settantacinque per cento del Circus attuale, che viene gestito tramite le società di nome Slec, e che prende le iniziali di Slavica Ecclestone, la moglie del celeberrimo Bernie. Ma il problema dove sta? Risiede esattamente nel fatto che questo signore tedesco non ha intenzione (a quanto pare) di concedere alle televisioni di stato l'onore e l'onere di trasmettere i Gran Premi, possibilità che verrebbe indubbiamente concessa alle varie emittenti private a pagamento di ogni singola nazione. Sarebbe una vera catastrofe per i milioni e milioni di tifosi che trepidano davanti ai teleschermi di ogni angolo della Terra osservando le sfide, le brucianti sconfitte e le gloriose vittorie dei vari team (che alla fine sono da due anni quasi soltanto Ferrari e McLaren). E' stato fatto conto che in tutto il pianeta ogni gara è seguita da circa 350 o 360 milioni di telespettatori (sia con le televisioni di stato che con le pay-tv). La situazione oggi esistente, ovvero la visione dei Gran Premi su televisioni a pagamento e non, rimarrà di sicuro tale fino al 2007 compreso, grazie al Patto della Concordia, stabilito nel 1997 e rappresentante un vincolo molto forte per tutte le scuderie partecipanti al Mondiale: la parte più interessante dell'accordo pone che il ritiro di una qualsiasi squadra entro il periodo di validità del Patto stesso (quindi entro il 2007) provocherebbe una vera e propria multa (se così si può definire) di circa cinquanta (!) miliardi all'anno da parte del team uscito. Ciò significa che fino a quella data di scadenza non ci saranno problemi per la visione delle gare da parte di tutti, ma le difficoltà consistenti potrebbero sorgere dopo. Ho detto "potrebbero" in quanto il personaggio di cui abbiamo parlato all'inizio (Cantarella) ha proposto, insieme alle altre scuderie attualmente iscritte (inclusa la Toyota), la creazione di una seconda Formula 1 che possa essere seguita comunque dai telespettatori tramite tv di stato: una vera e propria salvezza per chi non può permettersi di pagare numerose centinaia di migliaia di lire annue; si tratta quindi di una soluzione intelligente, anche perché i team non hanno intenzione di esser visti sul piccolo schermo da una minoranza di benestanti in grado di sborsare le cifre sopra descritte. L'immagine delle grandi case automobilistiche che indirettamente compaiono in tutto il mondo per mezzo della Formula 1 (Fiat, Bmw, Renault, Mercedes, Honda, Toyota) non può fare una fine così ingloriosa: è questo il pensiero di chi le gestisce ed osserva questa delicata circostanza. Infatti un obiettivo che l'ingegnere Cantarella ha sottolineato è proprio quello di continuare a far andare avanti le condizioni attuali della massima formula per permettere un concreto, continuo e costante sviluppo da parte dei team iscritti. E la FIA cosa ne pensa? La Federazione Internazionale dell'Automobile sembra disposta a soluzioni come quella qui indicata, a patto che vengano rispettate le condizioni regolamentari e di sicurezza che essa impone ai fini di una categoria sicura e all'altezza dei professionisti che ne fanno parte. Certamente un fatto così importante ci fa capire quanto il denaro sia entrato nel mondo dello sport, il quale un tempo riusciva a filtrare con maggior forza le banconote. Una prova lampante è il fatto stesso che piloti di valore (universalmente parlando) non possono andare avanti con la sola abilità che li distingue, ma hanno necessariamente bisogno di uno sponsor danaroso che li accompagni.