Mi ricordo che circa una decina di anni fa – era il 1992 – in un campionato del mondo monopolizzato dalle Williams Renault di Mansell (soprattutto) e Patrese, a chi lamentava...

03/05/2002 Tempo di lettura: 8 minuti

Mi ricordo che circa una decina di anni fa – era il 1992 – in un campionato del mondo monopolizzato dalle Williams Renault di Mansell (soprattutto) e Patrese, a chi lamentava una carenza di emozioni, i tifosi ferraristi solevano rispondere che se lì davanti ci fossero state le monoposto rosse, a pochi sarebbe importato dello spettacolo. Del resto, all’epoca, l’accoppiata Alesi/Capelli non riusciva a cavare un ragno (nemmeno piccolo) dal buco; la Ferrari si trovava in uno dei periodi più scuri della sua storia agonistica, tanto che si era arrivati a vociferare addirittura un ritiro dalle corse; il digiuno di vittorie iniziato nel 1991 si interruppe solo col GP di Germania del 1994. Oggi, a dieci anni di distanza, queste risposte non sembrano poi essere così scontate come apparivano tempo fa.

Intendiamoci, nonostante la scuderia di Maranello abbia colto numerosi allori da cinque anni a questa parte, con tre secondi posti e due vittorie nel campionato piloti (tre i successi in quello costruttori), solamente in questo scorcio del 2002 la superiorità del cavallino rampante appare inesorabilmente schiacciante. Nel 2000, ad esempio, Michael Schumacher aveva avuto il suo daffare con il rivale Mika Hakkinen: solo a due GP dal termine si assicurò il campionato. L’anno passato, nonostante le numerose vittorie, non si può negare che la fortuna abbia sorriso più di una volta al Kaiser: basti pensare ai clamorosi ritiri di Montoya a Interlagos e Hakkinen a Barcellona, che hanno favorito la galoppata rossa verso la vittoria.
In questa stagione, GP della Malesia a parte (col ritiro di Button che ha consentito di salire sul podio al campione del mondo), la superiorità del team italiano è stata considerevole, dapprima con la super-affidabile F2001 ed ora con questa osannata F2002, in grado addirittura di essere competitiva a prescindere dalle gomme (basti pensare al GP del Brasile). Se poi anche la Bridgestone ci mette lo zampino, si può assistere a gare dall’esito scontato (per il tedesco, s’intende). Qualcuno già comincia a lamentarsi di questa situazione, invocando che Williams e McLaren riaccendano lo spettacolo, tuttavia ci sentiamo di dissentire da costoro. Anzitutto si sono disputate solo cinque gare del lungo campionato, in secundis consigliamo – specialmente ad alcuni incontentabili tifosi della rossa – di godersi questo magic moment, quantunque pare che la nuova monoposto abbia gettato le basi per un duraturo impero.
Si badi bene però: diverse critiche possono essere mosse pure al team di Modena, considerando lo spropositato numero di ritiri di Rubens Barrichello. Pare che il lavoro svolto sulla monoposto numero 2 non sia per nulla simile a quello della vettura di Schumacher. Ci sentiamo di escludere sabotaggi e complotti interni al team al fine di avvantaggiare il tedesco, che potrebbe eventualmente lasciare le briciole allo scudiero una volta raggiunto il record di Juan Manuel Fangio: resta il fatto che certe cose al campione in carica non sono mai successe, in questa stagione almeno, e continuare a parlare di sfiga per Rubinho pare un po’ azzardato.

Se non c’è lotta in pista, il divertimento è comunque assicurato dalla Williams BMW ed in particolar modo dai suoi meccanici, che sembrano essersi specializzati in numeri da circo. A Barcellona abbiamo avuto l’ennesimo tragicomico esempio della scarsa preparazione del box anglotedesco: pare impossibile che nulla sia cambiato in tutto questo tempo (come si può dimenticare il titolo perso da Mansell a causa di un bullone male avvitato?), eppure per Ralf Schumacher e Juan Pablo Montoya ogni pit stop si trasforma in una tragica roulette russa – entrambi ne sono stati colpiti a Barcellona. Resta il fatto che la Williams, pur disponendo di un ottimo motore, non pare in grado di essere la vera rivale della Ferrari, pur rimanendo la seconda forza del mondiale. Grave crisi per la McLaren: il team di Woking rimpiange i bei tempi di Hakkinen e del potente motore Mercedes, che ultimamente pare soffrire di anoressia. Se a questo si aggiunge una precaria affidabilità, con inconvenienti sempre diversi ad ogni occasione, si capisce come mai Renault e Sauber siano lì dietro a crearle delle noie per il terzo posto in classifica.

Che dire poi degli italiani? Jarno Trulli vive un periodo delicato alla Renault, con un irriverente e pimpante Jenson Button in grado di suonargliele, e con un’affidabilità precaria. Siamo convinti, però, che l’abruzzese abbia scelto la strada giusta: questa monoposto sapora di grandi risultati, che potrebbero arrivare tra non molto tempo – e Jarno potrebbe essere finalmente far cadere il mito di Patrese, ultimo portacolori a vincere un Gran Premio.
Giancarlo Fisichella invece ha compiuto solo qualche giro di pista. Per il romano non è un problema dare lezioni di guida al compagno di squadra Takuma Sato, che comunque qualche dote nascosta (molto bene) sembrerebbe anche possederla, quanto piuttosto tentare (per il momento) di vedere la bandiera a scacchi, dal momento in cui, in questa stagione, la cosa gli è riuscita solo una volta (quando era doppiato a tre giri, causa guasto al via). La Jordan Honda sta vivendo un periodo delicatissimo, e Fisico ha avuto la sfortuna di trovarsi nel bel mezzo di questa crisi: non riusciamo proprio ad intravedere, almeno nel breve periodo, un roseo futuro per il romano, al quale non ci resta che augurare buona fortuna.

Concludiamo la nostra breve rassegna lodando ancora una volta il bravo Heinz-Harald Frentzen, autore di una gara generosa che ha è valsa alla Arrows un prezioso punto mondiale. Sempre in ombra invece un grande del passato, Jacques Villeneuve, atteso da tutti nuovamente nelle zone alte della classifica: mission impossible, con questa BAR aleatoria; c’è da sperare che i futuri e attesi miglioramenti possano dare un chance al campione canadese, anche se c’è scetticismo, in questo senso. Molto più sensato sperare di vederlo a bordo di una McLaren, magari al posto del deludente David Coulthard. Ci sarebbe un unico, piccolo problemino: la regia non ci delizierebbe più con le splendide fotomodelle che si alternano nel cuore dello scozzese. Ma è davvero questo ciò di cui ha bisogno la F1?.

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