Michael Schumacher si aggiudica quella che, per ora, potrebbe essere l’ultima edizione del Gran Premio d’Austria sul circuito dell’A1-Ring. Nemmeno il fuoco e l’acqua hanno fermato l’impeto e la freddezza del driver tedesco, e non lo si dice per scherzare, ma in riferimento alla verità dei fatti: durante un pit stop ai box, la macchina utilizzata per pompare la benzina all’interno dei serbatoi (prodotta dalla ditta francese Intertecnique) è rimasta incastrata nell’apertura apposita della monoposto, e per staccarla è stato necessario tirare un anello che consentiva ugualmente lo scorrimento del flusso di benzina, ma anche l’estrazione del bocchettone; risultato: principio di incendio a pochi centimetri dal casco di Michael Schumacher, il quale è rimasto immobile nell’abitacolo, guardando dallo specchietto destro la scena che si stava presentando ai box. I meccanici Ferrari, freddi come il loro pilota, hanno domato subito con più estintori l’incendio, e Michael è, straordinariamente, ripartito, riuscendo poi a condurre una gara (con la fortuna che ha aiutato l’audace tedesco) spettacolare, con ritmi quasi continuamente da qualifica, ed una F2003-GA che ha retto a tutte le condizioni che si sono presentate. Sin dalla partenza colpi di scena e momenti di tensione, con ben due procedure di partenza da rifare a causa di una Toyota prima, quella di Panis, ed un’altra Toyota dopo, quella di Da Matta, ferme sul rettifilo a causa di non chiari problemi al dispositivo di partenza automatica, che comunque sparirà dal prossimo anno. E sarà un bene: professionisti che corrono in F1 non hanno bisogno di essere guidati in partenza da un sistema computerizzato, fonte di costi e guai come quelli visti oggi nella fase di start. Surriscaldamento dei propulsori, dunque, e poi la terza, stavolta fortunata, procedura di partenza, avvenuta infatti regolarmente e senza problemi. Il dominio ferrarista da parte di Schumacher si è visto subito, prima ancora del problema ai box; di mezzo c’è stata anche l’entrata di una safety car in pista, a causa dello stop, lungo il rettifilo, della Minardi di Verstappen, comunque ferma in un punto non pericoloso; l’entrata della vettura di sicurezza poteva, probabilmente, anche essere evitata. Il colpo di scena ulteriore è venuto quando ha cominciato a piovere, ed il vantaggio di M. Schumacher su Montoya ha iniziato a vanificarsi in pochi giri, poiché il tedesco ha evidentemente accusato grossi problemi di tenuta con le gomme da asciutto. Juan Pablo ha saputo approfittarne, recuperando brevemente molti secondi, ma si è fermato ai box subito dopo, consentendo a Michael di proseguire. Successivamente, la fermata di quest’ultimo per il pit stop, con il suddetto problema al bocchettone, ed una grossa perdita di tempo. Risultato: Schumacher è terzo dietro Raikkonen, che gli è esattamente davanti al musetto della monoposto, e Montoya, che è primo. Di colpo, Montoya rompe il propulsore Bmw, invadendo la pista d’olio, in quanto ha percorso tutto il tratto dalla Remus Kurve ai box (almeno due chilometri di tracciato) con un’evidentissima perdita d’olio dal posteriore. Forse verrà penalizzato con una sanzione pecuniaria o con una retrocessione nella prossima griglia di partenza a Montecarlo, ma sono solo ipotesi. E, mentre Juan Pablo rompeva, Kimi Raikkonen veniva passato da M. Schumacher, il quale, improvvisamente, diventava il leader della corsa. Di lì alla fine, è stato un susseguirsi di tornate velocissime del tedesco, che ha stravinto, nonostante la tensione, le difficoltà, l’attesa, la mancata concentrazione in alcuni problematici momenti come quelli ai box. Ed alla fine la regia televisiva ci ha offerto uno spettacolo da non perdere: un duello all’antica tra Raikkonen, secondo, e Barrichello, terzo, che era quasi riuscito a superare il giovane talento finnico, ma alla fine “Iceman” (soprannome di Kimi) è stato in grado di contenere l’attacco, sebbene con notevole fatica, della F2003-GA e di Rubens. Vittoria 162 per la Ferrari, numero 67 per il campione del mondo in carica. Secondo posto finale, come si può intuire dalle righe di sopra, per Raikkonen, mentre a Rubens è toccato l’ultimo gradino del podio. Quarto posto per Jenson Button, che ha condotto una buona gara, seguito da Coulthard, quasi incolore sulla pista austriaca; sesto Ralf Schumacher, seguito da Webber e Trulli. Nono Pizzonia, sulla Jaguar, seguito da Da Matta, Firman, Villeneuve, e Wilson, a due giri dal primo classificato. I ritiri: Frentzen, il quale non è partito nemmeno dai box, in quanto rimasto fermo nella terza ed ultima procedura di start, ed i suoi meccanici non hanno potuto approntare in tempo utile il muletto; Panis; Alonso, il quale ha lasciato, alla Castrol Kurve, subito dopo il rettifilo principale, una lunga e pericolosa scia d’olio, che ha tratto in inganno quasi tutti i piloti che sono transitati subito dopo l’uscita dello spagnolo (compreso Michael), anche e soprattutto per colpa dei commissari, non molto pronti ad esporre le bandiere a strisce rosse e gialle, simbolo di pista insidiosa e scivolosa; Montoya; Fisichella, che poteva concludere la gara, ma è stato tradito per l’ennesima volta dalla sua monoposto; Heidfeld; Verstappen, che è stato il primo ad abbandonare. Prossimo appuntamento a Montecarlo, nel principato di Monaco, il primo di giugno, su un tracciato spettacolare ed insidioso, dove la concentrazione deve per forza salire alle stelle se si vuole concludere una gara sotto la bandiera a scacchi e non sulle barriere di protezione, sfiorate in ogni punto dalle vetture dei piloti.
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