Turrini rivela: «Non pochi in Ferrari chiamavano Binotto 'Il Faraone', ecco perché»
07/12/2022 08:35:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Intervenuto al podcast "Pit Stop" di FormulaUnoAnalisiTecnica per fare il punto della situazione in casa Ferrari, Leo Turrini ha rivelato un retroscena riguardante Mattia Binotto e un cuorioso soprannome che gli avevano assegnato all'interno del team di Maranello.

Le parole di Leo Turrini

Turrini rivela: «In Ferrari chiamavano Binotto 'Il Faraone', ecco perché»

Turrini, innanzitutto, ha detto: "All’interno della Scuderia non erano pochi quelli che sottovoce chiamavano Mattia ‘Il Faraone’ proprio perché, all’inizio del 2019, la proprietà della Ferrari ha fatto una scelta senza precedenti a meno di non tornare a 50 anni prima. Ha di fatto unificato nella stessa figura il ruoli di responsabile tecnico e di Team Principal".

Approfondendo la questione del doppio impiego, ha aggiunto: "L’ultimo esempio del genere era Mauro Forghieri, fino al1972. Già allora, però, Enzo Ferrari capì che i tempi stavano cambiando e volle il giovane Montezemolo come direttore sportivo, oggi team principal, proprio per separare le due funzioni. E Forghieri mi ha sempre detto che fu la fortuna sua e della Ferrari perché ormai era diventato impossibile seguire in contemporanea la questione sportiva, i regolamenti tecnici, i rapporti con la FIA, le relazioni con gli sponsor e la parte tecnica".

Poi ha spiegato: "Oggi, in F1, c’è solo la Ferrari ad avere questa centralizzazione nella figura del Faraone Binotto. E’ stato un errore, l’ho scritto e detto allora. Ma non perché Mattia non avesse le competenze, ma perché è impossibile fare bene entrambe le cose. Per la Red Bull, ad esempio, a discutere di regolamenti ci va Chris Horner e non Adrian Newey; per le Mercedes ci va Wolff e per la questioni tecniche se ne occupa James Allison. E’ stato fatto un errore ma è stato commesso da Elkann e dai vertici dell’azienda di allora. Non dico che Ferrari non abbia vinto il titolo in questi quattro anni perché Binotto ha ricoperto il doppio incarico, dico che è stata una scelta che, come era facilmente prevedibile, si è rivelata infelice. E’ necessario che ci sia una ripartizione delle competenze. Ai tempi di Jean Todt questi aveva una funzione fondamentale in quella Ferrari, così come ce l’aveva Ross Brawn: uno era il TP, uno il DT. Chiaro che i due debbano avere un’intesa di ferro".

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