Las Vegas, Miami, Jeddah, Losail: sono solo alcuni dei palcoscenici che, nel corso degli ultimi anni, il Circus della Formula Uno ha deciso di abbracciare per mettere in scena i propri gran premi. Paesi pronti a fare follie, dal punto di vista economico e non solo, per garantirsi lo spettacolo della massima serie automobilistica, in alcuni casi in virtù della sempre maggiore popolarità dello sport al proprio interno, in altri per poter disporre di una piattaforma attraverso cui mostrare al mondo il proprio benessere e il proprio progresso.
Di fatto, dopo molti anni, la F1 sta vivendo un importante evoluzione (quasi un mutamento del proprio DNA) in termini di calendario, abbandonando quelle che da sempre era stata la sua connotazione fortemente europea, abbracciando, come detto, paesi mediorientali o negli Stati Uniti. Un cambiamento che, inevitabilmente, ha portato l'Europa a perdere (già da qualche anno) tappe storiche come il GP di Germania (ad Hockenheim o al Nurgurgring) o il GP di Francia e che mette, in ottica futura, a rischio anche altre gare come Monaco, Silverstone, Belgio o la stessa Monza.
Tappe storiche che, oggettivamente, non possono competere a livello economico e organizzava con i nuovi lidi verso cui si sta dirigendo Liberty Media (che persegue i massimi risultati economici sia per accontentare gli azionisti sia per i team) ma che, al contrario, garantiscono una tradizione e cultura motoristica, passione e tifoserie di un livello di gran lunga superiore rispetto ai "new comers".
Di questa tendenza che sembra aver imboccato Formula Uno, e che molto preoccupa i puristi della categoria, ha parlato il presidente della Federazione Internazionale dell'Automobile Mohammed Ben Sulayem. Il boss della FIA ha affermato di volersi impegnare personalmente per creare un equilibrio tra gare europee e le altre, sottolineando però quanto le tappe storiche dovranno impegnarsi (sia a livello economico che organizzativo) per mostrare di meritatare la Formula Uno.
“Anche se altre parti del mondo stanno diventando più attraenti, la F1 non deve abbandonare l’Europa, il luogo dove tutto è iniziato. Ovviamente si può andare ovunque, ma non si può portare via il Circus dall’Europa. Cercherò di proteggerla il più possibile. E necessario che i Paesi lo sostengano, anche se alcuni lo fanno più di altri, purtroppo il più delle volte fuori dall’Europa”.
Dichiarazioni rassicuranti, quelle di Sulayem, che però ha evidenziato la difficoltà di stabilire quale sia il nuemro corretto di gare da disputare nel vecchio continente e quelle nel resto del globo.
"Dove tracciare il confine? In fondo, il promotore gestisce un’attività commerciale e va considerato ciò che andrà fare per mantenere il motorsport in questo mondo sempre più ostile alle auto".
Leggi anche: Ferrari e sogni iridati. Ben Sulayem: «È solo questione di tempo. Binotto-Vasseur? Manovra giusta»
Foto www.fia.com