Gli DEI del volante - Quando Prost diventò 'Il Professore'
25/02/2023 12:00:00 Tempo di lettura: 9 minuti

Lo si vedeva spesso al banco assieme ai tecnici, per “guidare” di persona lo sviluppo dei propulsori della Regié, aiutando lo staff a migliorare prestazioni e tenuta complessiva.

Il 5 luglio del 1981 Alain Prost coglie il fiore della prima vittoria: da buon francese, sceglie il “prato” di casa e si invola verso un traguardo asciugatosi dopo un acquazzone, in una gara spezzata in due dal temporale, con una prima parte che lo vede inseguire un quasi imprendibile Nelson Piquet, il quale a fine stagione si laureerà Campione del mondo con la Brabham e una seconda, dopo una nuova partenza, della quale riesce a essere il dominatore assoluto, grazie alla scelta di montare delle Michelin morbide, che baciano l’asfalto di Digione in modo tale da fargli scalare un centesimo di secondo per ogni schiocco. Altre due vittorie arrivano in stagione, in entrambi i casi dopo una gestione certosina delle risorse meccaniche e del carburante che lo fanno prevalere sulla Williams del coriaceo Alan Jones.

Forse è questo il periodo in cui comincia a diventare per davvero il Professore: osservazione continua del lavoro d’officina, confronto incessante con ingegneri, tecnici e meccanici, osservazioni da parte sua che sono sempre più ascoltate dallo staff della Renault.

Tutte doti che rendono naturale la sua investitura come pilota di punta della scuderia transalpina per il Mondiale del 1982.

Gli DEI del volante - Quando Prost diventò 'Il Professore'

La stagione per lui inizia con una vittoria, rocambolesca perché frutto di una ostinata rimonta dopo una foratura, a Kyalami, in Sudafrica. La Renault sembra accreditarsi come legittima pretendente, o quantomeno autorevole aspirante, al titolo mondiale per i piloti e alla Coppa Costruttori. La strada da fare, in tema di affidabilità, è però ancora lunga per la squadra: in più di un’occasione, Prost e Arnoux partono dalla prima fila, ma i loro gran premi non sempre vedono la fine, per via della scarsa tenuta delle unità elaborate nelle officine di Viry Chatillon. Alla fine del Campionato del mondo del 1982, vinto da Keke Rosberg con la Williams e funestato dai decessi di Gilles Villeneuve e Riccardo Paletti, oltre che dal grave incidente che estrometterà dai circuiti Didier Pironi, René Arnoux si trasferirà in Ferrari, con una certa, malcelata soddisfazione da parte di Alain Prost, che non sempre riesce a soffrire un compagno di squadra esuberante come Arnoux. Al posto di quest’ultimo, verrà ingaggiato Eddie Cheever, “L’americanino di Roma”, un giovane pilota certamente più gestibile nel ruolo di seconda guida.

Fin dalle prime prove, Alain Prost si rende conto di avere tra le mani una vettura veloce, ma la concorrenza è sempre più agguerrita, a cominciare da una Ferrari e una Brabham sempre molto performanti.
La Renault continua, in ogni caso, per tutta la stagione 1983 a sviluppare soluzioni aerodinamiche e vari perfezionamenti, come quello dei cosiddetti “scarichi soffianti”, che migliorano gli effetti aerodinamici e consentono ai piloti una migliore guidabilità nei segmenti dei vari tracciati. Nonostante questo però, la scuderia francese non riesce a vincere il titolo con Alain Prost, il quale dopo quattro vittorie e vari strategici piazzamenti si classifica secondo in graduatoria dietro a Nelson Piquet, il quale ha tra le mani il volante della potente ed innovativa Brabham BMW BT52, con le cosidette “fiancate a freccia”.
Il campionato e il suo esito finale vengono condizionati dalla polemiche sulle benzine, in quanto la Brabham, scuderia che è ancora di proprietà di Bernie Ecclestone, viene accusata di utilizzare miscele di carburante irregolari, che forniscono una spinta supplementare ai pistoni. I propulsori BMW sono dei quattro cilindri in linea, in grado di sviluppare, al pari del Renault, potenze poderose che giungono alla soglia dei 1400 cv in qualifica.
La stagione ha un epilogo amarissimo, anche perché per molti mesi le strade di Parigi e delle altre città francesi sono state tappezzati con i manifesti della Renault e col primo piano di Prost che sorride sotto il naso sghembo: vanto nazionale, distillato di eccellenza francese che accomuna la macchina, i carburanti, gli pneumatici e l’infallibile pilota. La delusione per quest’ultimo è amarissima, anche perché dalla metà della stagione in poi, con il suo solito criterio analitico, Prost aveva cominciato ad ammonire i componenti del team circa la rimonta che la Brabham avrebbe messo in atto in virtù dell’ottimizzazione delle prestazioni del motore BMW. Questo è anche il motivo per il quale il Professore, sconfitto ma non vinto, non ha nulla da rimproverarsi, per quanto riguarda il suo apporto e le sue prestazioni. Ed è, al tempo stesso, anche la scaturigine della rottura tra Prost e la Renault; una rottura che forse matura definitivamente durante l’affollatissima conferenza stampa che segue all’ultimo gran premio stagionale: decine di giornalisti francesi, delle testate più svariate, anche quelle più generiche, si sono mobilitati per raccontare l’epilogo di una stagione che, fino all’ultimo appuntamento, può ancora laureare Prost Campione del mondo.

Il Professore si presenta al Gran Premio del Sudafrica con due punti di vantaggio su Nelson Piquet: la sua dote è stata quasi del tutto sperperata a causa della potente rimonta del brasiliano, però c’è ancora motivo di credere che Prost quei due punti possa farseli bastare. Se dipendesse soltanto da lui, certamente. Una turbina, però, fa saltare il banco della sua tattica, e dei suoi calcoli. Siamo a metà gara, da quel momento in poi a Piquet non resta che gestire punti e vettura, potendosi anche permettere di arrivare terzo, alla fine, col sovrappiù di regalare il gradino più alto del podio al compagno di squadra Riccardo Patrese. Per il Campione del mondo, al suo secondo titolo dopo quello del 1981, la rituale doccia di champagne; per Prost la doccia fredda di un j’accuse che, in una conferenza affollata e tesa, inevitabilmente lo coinvolge. Decisamente troppo: adieu, Renault.

Il 1984 vede il Professore fare ritorno alla McLaren, la scuderia che gli aveva offerto il primo volante di Formula Uno nel 1980 e che, se non fosse stato per la sua programmatica ricerca della perfezione, come sappiamo lui avrebbe già impugnato alla fine del Mondiale 1979.

Gli DEI del volante - Quando Prost diventò 'Il Professore'

In McLaren Prost trova come compagno di squadra Niki Lauda, forse l’unico, espertissimo pilota del Circus che ancora possa definirsi più calcolatore di lui. La loro è destinata a rivelarsi una rivalità simbiotica, un rapporto di vicendevole sfida del quale entrambi si nutrono, forse in fondo diffidando l’uno dell’altro ma al tempo stesso stimando con lucidità le capacità dell’avversario. Certamente Prost stando accanto a Lauda non può che rifinire le sue già spiccatissime doti di collaudatore, le sue competenze tecniche e aerodinamiche, la sua propensione per la tattica e per il calcolo, in termini di punteggio e di amministrazione della monoposto. Però si tratta di una rivalità che potremmo definire al tempo stesso una partnership, forse perché i due in fondo si assomigliano come profilo di pilota e perché Prost ha tutte le caratteristiche per raccogliere il testimone di Lauda: quest’ultimo infatti vive in McLaren il suo crepuscolo, per quanto, come vedremo, vittorioso (con una nuova cocente delusione per il Professore) ed è quindi un qualcosa di transitorio, la loro sfida.
No, non è Niki Lauda l’antagonista destinato a rappresentare l’incubo e lo stimolo costante per il Professore. Ma questa, capirete da soli, è un’altra storia.

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