Il grande progettista Mauro Forghieri ci ha lasciato lo scorso 2 Novembre all' età di 87 anni. Icona di una generazione, è stato braccio destro di Enzo Ferrari per molto tempo, nonchè pilastro di molti successi di Maranello. In occasione dell'uscita del libro "Ferrari – Nel cuore della Formula 1", Franco Nugnes di Motorsport.com riporta una parte dell'ultima intervista che l'ingegnere ha concesso loro durante un pranzo informale, senza sapere che poi non si sarebbero più visti.
La prima domanda che il giornalista gli ha fatto è cosa volesse dire per lui la Ferrari: "Vuol dire la mia vita. Ho cominciato a soffrire per la Ferrari quando ero ragazzo. Mio padre è stato uno degli uomini che, insieme a Enzo Ferrari e altre due persone, avevano costruito una macchina prima della guerra e l’avevano lasciata lì. Quando è finito il conflitto l’hanno tirata fuori."
Il discorso è poi passato ai primi incontri di Forghieri con Enzo Ferrari, sia nell'ambito privato che lavorativo: “Ero bambino. Mi ricordo che mi aveva dato una… scoppola. E non l’ho dimenticata perché mi aveva dato fastidio. Stavo per dirgli qualcosa ma c’era qualcuno che mi ha fermato: perché quando sei un ragazzo è un casino: se non ti controlli ti viene voglia di distruggere tutto. Poteva nascere una guerra, ma per fortuna mi hanno fermato. E ho anche detto grazie, mentre dentro di me pensavo che Dio lo stramaledicesse. Il nostro primo colloquio di lavoro è stato una cosa estremamente gustosa, perché non mi aspettavo la chiamata".
"Enzo mi ha detto che ci sarebbe stato sempre"
L'ingegnere ha poi risposto a diverse domande sulla stagione 1961 dicendo: “Mi sono trovato a gestire una situazione che prima era seguita da sette o otto persone e io, invece, mi sono trovato a fare tutto da solo. Sono stati momenti abbastanza pieni di necessità ma anche di umanità, perché altrimenti non sarei riuscito a fare quello che avrei voluto. Comunque sono cose che mi fa piacere ricordare. Enzo era capace di metterti in situazioni molto particolari e ci riusciva bene. Quando ti trovavi lì dovevi darti da fare e con lui si faceva, eccome. Oggi, guardandomi indietro certe cose non le rifarei: ne ho fatte di tutti i colori. Ho saputo immergermi senza riguardi in quello che era il suo mondo e sono diventato parte di quello”
L'ingegnere ha raccontato poi un dettaglio del lato umano del Drake:
“Non ci ho messo molto tempo a entrare in quel mondo. Enzo ha saputo mettermi a mio agio. No, era molto di più: mi ha fatto capire che era con me in tutti i momenti e ci sarebbe rimasto fino alla fine. Lui ha rispettato quello che mi aveva promesso. E mi ha anche fatto capire anche quando stava per morire”, ha aggiunto poi Forghieri, a cui è seguito questo breve commento di Nugnes: "Brividi per tutti intorno al tavolo che all’improvviso è diventato silenzioso. Non sbattevano nemmeno le posate".
Tra le ultime parole rilasciate poi dal progettista ci sono diversi commenti su come il Drake sapeva gestire le corse, le vittorie e le sconfitte: "Era migliore nei momenti difficili, perché sapeva che solo lui, dimostrando di essere tranquillo, di accettare le cose, poteva dare alla squadra il fuoco necessario per risollevarsi. Ci sapeva fare. Non lo dico solo io. Non era un uomo che perdonava le sconfitte e non si agitava per le vittorie. Era sempre lo stesso. Però ti metteva nella condizione di uscire dalle sconfitte, perché vincere per lui era normale. Dopo un successo era capace di chiedere se i camion avevano dovuto fare molta strada o se avevano consumato molto. Diciamo che era molto sensibile al denaro…”.
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