Sono passati oltre 30 anni, dal 9 luglio 1990, giorno in cui all'interno della gestione sportiva Ferrari, a Maranello, arrivò un documento, un precontratto, che negli anni a venire avrebbe potuto cambiare la storia della F1 e anche, se non soprattutto, quella della Scuderia. Un precontratto relativo all'accordo, firmato dal diretto interessato, con cui Ayrton Senna accettava di gareggiare per almeno due stagioni (1991 e 1992 ed opzioni per il futuro) con il Cavallino, abbandonando la McLaren piglia tutto di Ron Dennis per cedere alla avances, e al fascino, della Scuderia allora diretta da Cesare Fiorio.
Accordo custodito, e pubblicato qualche anno fa dallo stesso Cesare Fiorio, come detto al tempo "diesse" Ferrari, in cui sono definiti tutti i dettagli di quello che sarebbe stato l'accordo del secondo (solo le cifre sono state oscurate): dai bonus per la vittoria del titolo, alle auto richieste (due Ferrari F40, più un modello a scelta, la vettura del 1991 e del 1992).
Trattativa ed accordo (pol saltato) di cui chi scrive ha avuto modo di parlare in esclusiva, per conto di "Formula1.it", proprio con Cesare Fiorio nel corso di una recente intervista. Una trattativa che, come ammesso dal fondatore della "HF', inizio sin dal suo arrivo a Maranello, nel 1989 e andata avanti per mesi.
"Inziamo col dire che contattai Senna dal mio arrivo in Ferrari, nel 1989, e lo incontrai in segreto più volte a casa sua, a San Paolo e a Montecarlo. Recentemente ho pubblicato anche il precontratto. Capii che teneva molto alla Ferrari, così come ogni pilota di F1. Avrebbe comportato due vantaggi: il suo enorme valore nel team, e non averlo contro".
Senna che, come tutti i piloti, sembrava tener molto alla Ferrari che, a sua volta, fu abile a convincere economicamente (e non) Ayrton.
"Avevamo anche trovato l'accordo su diverse cose che andavano bene a lui e a noi, bastava solo fare il contratto vero".
Accordo poi, come la storia insegna, saltato a causa di interferenze della presidenza Ferrari di allora (Piero Fusaro, ndr) e che, nel 1991, portarono lo stesso Fiorio a lasciare l'azienda.
"Avevo siglato il precontratto con Senna, il miglior pilota al tempo. Sarebbe stato bello averlo con noi. Accordo che i vertici Ferrari bocciarono. Così lasciai l'azienda, compreso che come ciò mi avrebbero impedito anche altre cose. Purtroppo la presidenza di allora, un funzionario FIAT, capiva poco di gare".
Senna che, oggettivamente, fu convinto a spostarsi in Italia dal manager torinese che, dal suo arrivo a Maranello, trasformò una squadra che non vinceva un mondiale dal '83 ad un team capace, già nel '90, di lottare per l'irode e all'avanguardia tecnologica.
"Nel 1989 trovai una squadra con una vettura innovativa, con cambio al volante. Innovativa ma inaffidabile: facevano tre giri ed eravamo fermi. Io avevo una cultura improntata a tagliare il traguardo. Mi concentrai su quello. Ottenni 9 vittorie e 25 podii: un bel bottino. Avevo impostato il lavoro sulle sospensioni attive: c'era un tester e tecnici sullo sviluppo. Eravamo avanti, sapevamo che nessuno era al nostro livello. Solo la Williams, ma in ritardo. Il giorno dopo il mio addio fu chiuso il programma. La Williams invece ci vinse due mondiali prima che la FIA le vietasse".
Squadra avanti dal punto di vista tecnico che convinse Senna a lasciare la McLaren e che, proprio con la vettura inglese del brasiliano si giocò il titolo '90 fino all'ultimo GP a Suzuka. Gara che terminò alla prima curva a causa di un incidente innescato da Ayrton per mettere k.o. Prost e vincere il titolo, rendendo il "favore" che il francese gli fece 12 mesi prima.
"Il mondiale sfumò per l'incidente a Suzuka, voluto, tra Senna e Prost che partiva il pole position. Se avessimo vinto avremmo vinto il titolo. Lo sapeva anche Senna e prese la sua decisione.... Si sentiva 'scippato' del titolo 1989 e non voleva il bis".
Leggi anche: Ferrari, Fiorio: «I piloti devono lottare, niente ordini. Vasseur? Avrei tenuto Binotto ma...»
Leggi anche: Alonso svela cosa si aspetta dalla Red Bull a Suzuka
Foto copertina twitter.com