Negli ultimi mesi, Felipe Massa è tornato a parlare del crashgate, l'incidente pilotato avvenuto a Singapore nel 2008 che gli è costato il mondiale piloti. La questione è riemersa dopo un'intervista a Ecclestone, nel quale il britannico ha ammesso che tutti sapevano la verità, ma che nessuno ha fatto niente. Date queste nuove accuse, il brasiliano ha deciso di appellarsi a un team di avvocati per ribaltare il caso e ottenere giustizia.
Le parole dell'ex Ferrari ad Autosprint sono dure e piene di amarezza non tanto per la gara persa, quanto per la mancanza di sportività e il desiderio di avere ciò che gli è stato rubato: "Venendo all’argomento sotto i riflettori, posso dirti che ovviamente sono venuto a sapere tutto del caso Singapore durante la stagione 2009, quindi con mesi di ritardo rispetto a quanto accaduto nel finale del 2008. E l’ho subito considerata la più grande manipolazione mai avvenuta all’interno di una gara automobilistica, la quale è quindi diventata di fatto, a tutti gli effetti, una gara rubata. Non solo: al tempo io chiesi consiglio sul da farsi agli avvocati della Ferrari, ma loro mi risposero che ormai i mesi erano passati, il titolo era stato assegnato e non c’era più niente da fare. Per legge non si poteva più provare a cambiare le cose".
Quindi, ciò che ha fatto scattare la scintilla non è tanto lo scandalo dell'incidente, quanto la motivazione per cui non si è agito: non si voleva sporcare la fama della Formula 1, sottomettendo così l'onore allo spettacolo e alla reputazione. "Ma quando di recente si è venuto a sapere direttamente dalle parole di Bernie Ecclestone che le autorità sportive e tutti coloro che contavano erano perfettamente a conoscenza della frode sportiva perpetrata a Singapore, malgrado questo decidendo di non fare nulla, cioé di non annullare quella gara, al fine di non distruggere l’immagine della Formula 1, per me ciò è stato un vero colpo al cuore. Venire a sapere e metabolizzare che le cose erano andate proprio così mi ha fatto provare sensazioni particolari e anche vivere un momento difficile. Però da lì ho avuto la certezza che in nome della giustizia è assolutamente doveroso cercare di portare a casa il titolo che ci hanno rubato", ha continuato Massa.
Ciò che ha fatto più male all'ex pilota è anche il fatto che non è stato solo lui a subire un torto, ma anche il suo paese e i tifosi: "Il titolo è stato rubato a me, certo, come pilota, ma anche al mio Paese, al Brasile, ai tifosi, alla stessa Ferrari, alla mia famiglia e anche alla storia stessa, perché la giusta verità dei fatti indica che applicando le regole sono io il campione del mondo e nessun altro»
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