Se qualcuno vi dicesse che la monoposto più vincente della F1 moderna è stata sviluppata nella galleria del vento più vecchia tra tutte quelle utilizzate dalle scuderie iniziereste a sospettare che il vostro interlocutore vi stia prendendo in giro. Ed invece si tratta della pura verità.
Il “Wind Tunnel” in cui è stata studiata la fluidodinamica di tutte le Red Bull ha una storia davvero unica. Il sito di Bedford è stato il principale istituto di ricerca per le prove di volo tramite galleria del vento del Regno Unito, e la sua realizzazione è stata concepita nel 1944. Una sorta di “reliquia” risalente alla storica fase della “Guerra Fredda” come ha avuto modo di sottolineare recentemente Christian Horner.
Un giovane Horner descrive la galleria del vento di Bedford
La struttura attirò l'attenzione di Dietrich Mateschiz, quando rilevò il team Jaguar Racing. La galleria del vento DERA (Bedford, Regno Unito), precedentemente utilizzata dal Ministero della Difesa per lo sviluppo di aerei, fu trasformata in 18 mesi dal team Jaguar a partire dal 2003 in una galleria del vento in scala adeguata alle specifiche per la realizzazione del progetto R7. Negli anni successivi sono stati effettuati ammodernamenti all’impianto tuttavia la scalabilità delle infrastrutture è arrivato al limite fisiologico. Per tale ragione Mateschiz, prima della sua scomparsa aveva deliberato la costruzione di una nuova galleria del vento. Investimento faraonico ma davvero indispensabile alla luce dei risultati conseguiti dal team austriaco? I top team e quelli che aspirano a diventare tali, stanno finalizzando le nuove gallerie del vento come ad esempio McLaren e AstonMartin. Tuttavia la stupefacente superiorità della RB19, figlia del genio di Adrian Newey, non è certamente frutto della superiorità tecnologica del wind tunnel del team di Milton Keynes.
Galleria del vento Red Bull nel sito di Bedford – Credit: pbs.twimg.com
Del resto proprio Christian Horner è da sempre un fervido sostenitore del bando di queste onerose infrastrutture sia in termini di Capex (Capital Expenditures, costi di investimento) che Opex (Operational Expenditure, costi di gestione). La RB19, così come la RB18 sono la dimostrazione che la progettazione e lo sviluppo delle vetture di F1 sta convergendo in modo irreversibile verso le simulazioni nel contesto virtuale. Il Balance of performance attraverso la “scala mobile” degli Aero Test prevista nel regolamento tecnico dovrebbe essere rimodulata, conferendo maggiore peso specifico alle simulazioni virtuali. Del resto Red Bull con “solo” il 65% dei run in galleria del vento ha comunque sbaragliato la concorrenza.
In ogni caso anche il team campione del mondo ha sottoposto il progetto di realizzazione della nuova infrastruttura alle autorità locali di Milton Keynes a marzo, ma la rete ferroviaria del Regno Unito e il consiglio locale non hanno dato parere favorevole. A preoccupare le autorità locali sarebbe l’impatto negativo sulla biodiversità. Tale ostacolo stà ritardando l’approvazione e l’inizio dei lavori, fattore critico in chiave 2026 quando l’ennesima rivoluzione aerodinamica, stavolta dettata dalle unità di potenza turbo-ibride di seconda generazione, costringerà i progettisti ripartire da un foglio bianco. Basterà il genio di Adrian Newey e le potenti piattaforme hardware e software a compensare un ritardo nella disponibilità della futura galleria del vento Red Bull in ottica 2026? È forse questa la speranza a cui si affidano i competitor nell’arduo tentativo di colmare il gap nei confronti dei “Tori” austriaci.
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