Turrini racconta un aneddoto su Schumacher: «Il ricordo più bello che ho di lui»
29/12/2023 13:30:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Oggi, 29 dicembre, ricorrono 10 anni dall'incidente di Michael Schumacher sulle piste di Meribel. 10 anni di silenzi da parte della famiglia, 10 anni di giornalismo becero che cerca in ogni modo di avere scoop e notizie da copertina. 10 anni di attese, di sospiri, di "Certo che il destino è crudele. Ha corso per anni a 300 km/h e una giornata sulla neve gli rovina la vita". Ma, forse, il modo migliore per parlare del Kaiser è raccontare chi era, quello che ha fatto e, soprattutto, quello che ha lasciato nel cuore della gente, rispettando la richiesta della famiglia di privacy e riservatezza. 

E qui vorrei citare qualcuno che Schumacher lo ha conosciuto di persona, ossia Leo Turrini, che nel suo blog sul Quotidiano.net ha voluto ricordare il campione tedesco raccontando un aneddoto del 2004. "Ho raccontato la carriera di Schumacher da Spa 91 a Interlagos 2012. Ci sono sempre stato. Mi sono emozionato da ferrarista per le sue imprese. Non ho taciuto i suoi eccessi e i suoi errori. Al volante era un Campionissimo, ma non era un santo. Poiché il personaggio legittimamente non concedeva confidenze a chi non apparteneva alla sua cerchia ristretta (ingegneri, meccanici, naturalmente la famiglia), non ho mai narrato Michael in termini, come dire, personali. Non me lo permetto. C’è però un episodio che porto nel cuore e che mi aprì uno squarcio sul mistero di un’anima. Primavera 2004. Storicamente la stagione più bella per la Ferrari in F1. Il comune di Fiorano mi invitò a condurre una cerimonia pubblica: a Todt, a Barrichello e a Schumi veniva conferita la cittadinanza onoraria. C’era un delirio di gente. Bambini, nonne, operai. Tutti. Prima di andare in scena, il Pinguino di Francia, con la rituale ferocia, mi prese da parte. “Turrini, lei sa che Schumi non ama parlare in italiano in pubblico, dunque non rompa i co*****i e lo intervisti in inglese, grazie e non mi faccia arrabbiare come è suo costume”. Simpaticissimo, as usual. Dunque, ci troviamo sul palco e obbedendo al sosia di Alvaro Vitali mi rivolgo a Michael nella lingua di Churchill. Prima domanda banalissima: dopo tanti anni spesi qui, cosa ti piace di questa terra, al netto della Ferrari? E non lo so che cosa è accaduto. Non l’ho mai capito, sul serio. Davanti a tutta quella gente, Michael Schumacher rispose in italiano. Parlò di cucina, di pallone, di automobili da strada. Nella lingua di Dante. Venne giù il teatro. È la memoria più bella che ho di lui"

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Foto copertina x.com


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