La Formula 1 è sempre stato uno sport brutale, in cui al minimo errore si era fuori dalla squadra. Lo sanno bene persone come Gunther Steiner e Mattia Binotto, per citare i nomi più noti, i quali, per problemi con la dirigenza a seguito di stagioni non eccellenti, sono stati cacciati dalle loro squadre. Eppure, in queste reciproche accuse, la Mercedes esce quasi sempre indenne, sebbene negli ultimi due anni abbia conquistato una sola vittoria e due pole position. Questi numeri sono ben lontani dagli standard del decennio scorso, ma nessuno ha mai mosso critiche contro Toto Wolff o altri; solo Mike Elliot, ex direttore tecnico, ci ha messo la faccia, e ha ceduto il posto al ritorno di James Allison.
Si sa bene che una macchina prestazionale non esce dall'oggi col domani, nè una sola persona può fare la differenza in una squadra. Eppure, la speranza per il team di Brackley è che il ritorno dell'ingegnere possa riportare ordine nel gruppi di lavoro. Come ha raccontato Gary Anderson nel podcast di The Race, infatti, dietro al crollo della squadra c'è anche la mancanza di una direzione, causata da diatribe interne. "James Allison è tornato nel suo vecchio ruolo, ma bisogna ricordare che non è lui che disegna la macchina. Il direttore tecnico gestisce piccoli gruppi di persone sotto di lui, e si dice che durante la prima caduta della Mercedes questi gruppi abbiano smesso di lavorare insieme. Mantenere la comunicazione è fondamentale affinchè tutti spingano nella stessa direzione, e adesso servirà tempo prima di trovare la bussola. Il grande lavoro di Allison sarà proprio su questi ultimi punti, ossia riportare ognuno sulla stessa lunghezza d'onda", ha detto il britannico, che ha avuto il ruolo di direttore tecnico per decenni, al podcast di The Race
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