Clamoroso - Mintzlaff era pronto a licenziare Horner già a febbraio: tutti i dettagli
04/03/2024 12:40:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Il rumore mediatico intorno al caso Horner non accenna a placarsi. Nei giorni scorsi la Red Bull aveva comunicato di aver valutato l'indagine interna partita dalle accuse di una dipendente, ritenendo infondate le accuse e mantenendo quindi il britannico alla guida del team. Tutto risolto? Neanche per sogno.

Durante il weekend del Bahrain una mail anonima contenente le presnute chat tra il team principal e la dipendente è stata inviata a centinaia di giornalisti e ai piani alti della categoria. Inoltre nel numero di marzo della rivista BusinessF1 è stato pubblicato del nuovo materiale esplosivo sulla vicenda.

In un articolo lungo diciassette pagine la storia viene analizzata nei minimi dettagli, e viene anche citato il nome della dipendente che, per quanto raccontato, sarebbe scoppiata a piangere durante un weekend di gara nel quale avrebbe raccontato tutto ai suoi colleghi. Se questi dettagli, difficili da verificare, risulteranno essere veri, sarà molto difficile per Horner riuscire a mantenere il suo ruolo all'interno della scuderia.

Horner si è opposto al licenziamento

Clamoroso - Mintzlaff era pronto a licenziare Horner già a febbraio: tutti i dettagli

In Red Bull sapevano tutto già dal 2 febbraio e addirittura la decisione era già stata presa. Horner non sarebbe dovuto rimanere alla guida del team. Dopo consultazioni interne, il CEO di Red Bull Oliver Mintzlaff aveva deciso di licenziare Horner.

Sempre secondo quanto riportato da BusinessF1, era già stato preparato un comunicato stampa ufficiale: "Red Bull GmbH conferma che Christian Horner ha lasciato la Red Bull Racing con effetto immediato. Red Bull GmbH non farà ulteriori commenti sulla questione". Il tutto era stato architettato per permettere al britannico di andarsene senza perdere la faccia o causare ulteriori danni alla sua vita privata e a quella della moglie Geri Haliwell. In una seconda fase, ad esempio, la fine della collaborazione "per motivi di salute" avrebbe potuto essere diffusa nelle interviste.

Tuttavia Horner non ha acconsentito e ha chiamato i suoi legali che hanno minacciato di presentare un'ingiunzione all'Alta Corte di Londra se la mossa fosse stata effettivamente portata a termine. Mintzlaff e il suo team si sono dunque trovati in una situazione difficile. La decisione di licenziare Horner era già stata presa. Mintzlaff sarebbe "inorridito" dal comportamento di Horner

BusinessF1 scrive: "La questione era già durata nove settimane e Mintzlaff era giunto alla conclusione che altre due settimane non avrebbero fatto alcuna differenza. Era sicuro che chiunque si sarebbe pronunciato a sfavore di Horner perché le prove erano schiaccianti. Mintzlaff era convinto che la Red Bull GmbH non sarebbe stata in grado di trattenere Horner dopo quanto aveva visto e letto".

Nei giorni successivi il clan thailandese Yoovidhya, proprietario di maggioranza della Red Bull GmbH, avrebbe messo la sua mano protettiva su Horner e il 28 febbraio, quando i risultati dell'indagine sul britannico sono stati presentati in un conciso comunicato stampa, con sorpresa dei tanti che avevano visto le prove disponibili, Horner è stato scagionato.

Ancora oggi ci sono molti dubbi sulla bontà dell'indagine, basti pensare che, dopo aver avuto il colloquio con Horner, l'investigatore sarebbe andato in vacanza nel bel mezzo dell'indagine. A quanto pare questa superficialità ha infastidito alcune dellle persone che erano venute a conoscenza dei fatti e forse proprio una di queste ha deciso di agire e condividere tutto il materiale con i giornalisti facendo esplodere nuovamente il caso.

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