Brabham ricorda Roland Ratzenberger a 30 anni dalla scomparsa: «La F1 era il suo sogno»
30/04/2024 16:15:00 Tempo di lettura: 7 minuti

David Brabham è stato il primo e unico compagno di squadra di Roland Ratzenberger in F1. Il debuttante austriaco perse tragicamente la vita nel fatidico weekend di Imola del 1994 di 30 anni fa. Nell'anniversario della sua morte l'australiano ha voluto ricordare il breve periodo trascorso insieme alla Simtek, spiegando anche il perché ritiene importante che, oltre ad Ayrton Senna, i tifosi tengano a mente l'eredità di Ratzenberger.  

L'amicizia con Ratzenberger 

Brabham ricorda Roland Ratzenberger a 30 anni dalla scomparsa: «La F1 era il suo sogno»

Brabham, intervistato direttamente dal sito della F1, Formula1.com ha dichiarato: "Come pilota, vuoi sempre sapere chi è il tuo compagno di squadra. Ogni volta che qualcuno pronuncia il suo nome, si ha immediatamente un'idea di quella persona. Si è entusiasti o delusi, e quando è stato fatto il nome di Roland ero entusiasta. Non lo conoscevo molto bene, ma di certo sapevo di lui e dei risultati che aveva ottenuto nella sua carriera da pilota. Era esperto, e aveva sempre dimostrato di essere veloce, di non commettere errori e di essere abbastanza completo. Io avevo avuto esperienze di F1 e di auto sportive, lui di auto e monoposto sportive. Pensavo che la combinazione sarebbe stata una buona squadra".

L'australiano ha poi continuato dicendo: "Entrambi vivevamo a Monaco e abbiamo colto l'occasione per allenarci insieme. Andavamo a correre intorno alle scogliere, che sono rocciose e collinari. Quello è stato il momento in cui ci siamo conosciuti meglio. Il rapporto è iniziato molto bene; sentivamo che stavamo lavorando bene insieme e che non vedevamo l'ora di affrontare l'intera stagione, anche se sapevamo di avere un compito enorme davanti a noi".

"Indipendentemente dal fatto che si trovasse in fondo alla griglia, il suo sogno d'infanzia era comunque quello di entrare in F1, come lo è stato per tutti noi. Era nel suo elemento, quindi c'era un'eccitazione in più intorno a lui".

Il tragico weekend di Imola

Parlando poi del tragico incidente del 1994 Brabham ha detto: "Siamo andati a Imola con una conoscenza molto più approfondita della vettura e di alcune delle modifiche apportate. Eravamo entusiasti di andarci. Roland si sentiva più a suo agio sulla macchina, ma aveva qualche problema con i freni".

"Il venerdì avevo guidato la sua macchina. Il team mi aveva chiesto di provarla per un paio di giri, dicendomi: 'Tu sei quello che ha esperienza di freni in carbonio, puoi vedere se quello che dice Roland è esatto o meno?'. Ho risposto: 'Sì, certo, mi butto', così sono salito, ho fatto circa tre giri, sono rientrato e ho subito detto: 'Questi freni fanno schifo, dovete cambiarli'.

L'ex Formula 1 ha poi aggiunto: "Roland è stato felice di ascoltare le mie parole e mi ha ringraziato, io però ho solo detto la verità: i freni non funzionavano. Non appena siamo arrivati al sabato, si è sentito molto più a suo agio con la macchina, il che è stato fantastico. Era molto più vicino a me, eravamo testa a testa, ed era come doveva essere, per essere onesti. Poi siamo passati alle qualifiche. Mentre ero in pista ho visto dei pezzi di carrozzeria sulla strada, dello stesso colore della mia auto. Ho capito che si trattava di Roland".

"Quando ho girato la curva, l'ho visto e ho visto la macchina... è un momento molto vivido nella mia memoria, che riesco ancora a vedere chiaro come il sole. Per me, stavo guardando qualcuno che non c'era più. Sono tornato ai box e, ovviamente, tutti erano in preda al panico. Sono passato davanti alla macchina e tutti mi chiedevano: 'Cosa ne pensi?'. Ricordo che mia moglie, Lisa, mi chiese cosa ne pensassi e io risposi: 'Penso che se ne sia andato'. C'era qualcosa di strano. Quando è arrivato l'annuncio che se n'era andato è stato uno shock enorme per tutti, non solo per la squadra ma per tutta la F1, per tutti coloro che amano la F1. Di certo, non avevo mai affrontato una cosa del genere prima d'ora".

"La decisione di correre il giorno dopo è stata mia. Poi è arrivata la gara e abbiamo perso anche Ayrton. Noi piloti, abbiamo saputo che se n'era andato solo dopo la corsa. In realtà, è stato quando siamo tornati dalla pista quella sera, perché la notizia è arrivata un po' più tardi. Ho visto l'ultima parte dell'incidente all'uscita della curva. All'inizio ho pensato che fosse un'altra macchina; ho visto il blu e ho pensato che fosse una Tyrrell. Solo quando sono tornato ai box mi hanno detto che era Ayrton".

"Durante quel weekend ci fu l'incidente di Rubens Barrichello nelle prove, poi quello di Roland, poi l'incidente sulla linea di partenza, poi quello nella corsia dei box, e in fine l'incidente di Senna... è stato un turbine di disastri che non riuscivi a capire. Mi chiedevo: 'Ma che diavolo sta succedendo qui?' È stata la mia prima esperienza di una cosa del genere, come lo è stata per molte persone".

Brabham ha poi concluso il suo intervento dicendo: "Ovviamente Ayrton ha messo Roland in ombra, erano due persone molto diverse, con carriere diverse e con un impatto diverso sui fan mondiali, ma è bello che la gente voglia ancora ricordarlo, perché anche lui faceva parte del tessuto della F1 dell'epoca. Era ancora un pilota, ancora su quella griglia, e ha perso la vita facendo ciò che amava. Per me, Roland aveva molto talento. È un peccato che non abbiamo mai potuto vedere di cosa fosse veramente capace".

 

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Foto copertina twitter.com

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