I ricordi e gli omaggi per Roland Ratzenberger e Ayrton Senna sono arrivati numerosi in questi giorni, in occasione del trentesimo anniversario di quel tragico weekend a Imola. In particolare, Heinz Harald Frentzen ha ripercorso quanto accaduto pubblicato raccontando andettoti sul suo profilo Twitter, soffermandosi sui sentimenti e i pensieri di chi è stato testimone diretto di quelle sciagure, di chi doveva mostrarsi forte e mettersi in testa il casco nonostante tutto. Aprendo il suo account, la prima cosa che si vede sono due foto, con Ratzenberger sulla sinistra e Senna sulla destra, e una semplice frase: "Al sabato persi un amico, alla domenica il mio dio del motorsport".
"Mentre guidavo verso Imola stavo ascoltando "Streets of Philadelphia" di Bruce Springsteen, perchè era una hit al tempo. Questa canzone mi ricorda sempre di quel weekend deprimente e dei giorni dopo. Fino a dopo il Q1 sembrava tutto quasi normale", ha scritto ancora il tedesco. Rispondendo a un utente che ha messo il video di Katayama, il primo a uscire dopo l'incidente di Ratzenberger, ha poi detto: "Molte persone hanno migliorato i loro tempi dal venerdì al sabato per la qualifica. Io non ci sono riuscito. Dopo aver visto l'incidente di Roland in TV sapevo che era morto. Me lo sentivo, anche se nessuno me lo aveva detto e tutti fingevano che la situazione era normale. Non sono stato mai più lo stesso. Sono stato male quando ho saputo della notizia, perchè mi sentivo in colpa. Prima che la stagione iniziasse, o era persino nel 1993, ricevetti una telefonata da una persona in Smitek, che mi chiese di lui. Io gli dissi che Roland era il candidato migliore a un sedile in Formula 1 perchè aveva molta esperienza, pari a nessun altro rookie. Io lo attesi fuori mentre firmava il suo contratto, Quando uscii aveva un sorriso enorme, e lo aiutai a prepararsi per la stagione".
"Dopo la domenica ho considerato di ritirarmi", ha confessato poi Frentzen a chi gli chiedeva di Ayrton. "Dopo il sabato non ho parlato con nessuno, tantomeno con Ayrton, che però voleva fermare la gara. Di lui mi ricordo quando si era fermato al motorhome della Sauber per chiedermi come stesse andando la mia stagione. Ero impressionato che sapesse chi ero. Non gli ho mai detto che ero un ammiratore. Mi sono completamente dimenticato i dettagli della gara, la mia mente non era lì. Sono andato poi per una settimana in montagna per capire il da farsi. Tornando a Monaco mi sono convinto che questo è il prezzo per la passione ed ero motivato più che mai. Il fatto è che la Formula 1 era diventata troppo veloce. Dopo 30 anni le ferite si stanno chiudendo e ci sono stati molti miglioramenti per la sicurezza. Anche il mio incidente a Montreal nel 1999 avrebbe avuto un epilogo diverso senza questi dispositivi".
Foto copertina x.com
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