Sono passati 4 anni da quando Maurizio Arrivabene ha salutato gli uffici di Maranello ("Nessuno mi ha cacciato. Avevo un contratto di quattro anni e non è stato rinnovato, non abbiamo trovato un accordo", ci tiene a sottolineare). Nel frattempo molto è cambiato nelle vite di entrambi: il manager italiano ha vissuto delle peripezie con la Juventus, per poi mettersi in proprio, mentre la Scuderia ha vissuto alti e bassi, cambiando già due team principal. Sotto la sua guida, il Cavallino ha sfiorato ben tre Mondiali, portando la lotta per il titolo oltre i primi Gran Premi, ma non per questo giudica il lavoro dei suoi successori. "La Ferrari è il sogno di chiunque. A volte lì dentro la pressione non ti dà tempo, succede tutto talmente in fretta che non si riesce a concludere un progetto in modo naturale. Nel 2015, appena arrivato vincemmo tre gare. L’anno successivo eravamo impegnatissimi a sviluppare la monoposto 2017, arrivammo terzi nei costruttori e leggevamo di “zero tituli”. Marchionne difese la squadra, aveva capito che eravamo in una fase di transizione. E infatti i risultati arrivarono, siamo stati in lotta per il Mondiale nel 2017 e 2018", ha raccontato al Corriere della Sera.
Ma l'eredità più grande che Arrivabene ha lasciato alla Ferrari attuale è Charles Leclerc, talento su cui lui ha sempre puntato e che ha spinto per avere vestito di rosso, senza avere però modo di vederlo effettivamente guidare sotto i suoi occhi. "I piloti vivono di alti e bassi. In Charles ho creduto sin dal primo giorno: prima di essere inserito nell’ Academy si era presentato in ufficio impressionandomi. Non abbassava lo sguardo, mi fissava dritto negli occhi. Da quell’incontro mi sono convinto a prenderlo. Un vecchio maestro in F1 mi aveva detto che un campione si riconosce da come ti guarda. Mi stupì ancora quando, poco dopo la morte del padre, salì sul volo della squadra per la gara di F2. Gli chiesi: “Charles, che ci fai qui?”. E lui: “C’è una corsa, voglio vincerla per mio padre”. E vinse. Ora non c'è nessuna crisi, ma un momento di scoramento. Ha bisogno di essere stimolato e capito. Deve avere persone accanto che sappiano tirare fuori il meglio da lui. Se uno ha stoffa non la perde d’improvviso".
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