Gli ultimi giri del Gran Premio dell'Ungheria sono stati da fiato sospeso per il muretto della McLaren, specialmente per la parte di Oscar Piastri. L'australiano, infatti, si era costruito una bella vittoria, ma ha rischiato di perderla per una strategia tanto sicura quanto sciocca da parte degli ingegneri: l'obiettivo era di coprirsi dall'undercut di Hamilton fermando prima Norris, che era in seconda posizione, il quale poi è uscito davanti al compagno di squadra. Qui è emerso il grande errore degli strateghi, ossia fidarsi dei dati senza pensare alla psiche del pilota: sul computer era uno scenario perfetto, privo di rischi, ma poi ci si è messa la tempra di chi fiuta il sapore della prima posizione. Dopo parecchia insistenza da parte di Will Joseph a suon di "fai la cosa giusta" e "non puoi vincere il Mondiale da solo", il britannico ha ceduto il passo al giovane compagno di box.
Gran parte dei media e dei commentatori si sono schierati con l'australiano, dipingendo il numero 4 come un bambino viziato che non voleva obbedire (ma d'altronde sono gli stessi che fanno clamore per i pugni di Verstappen sul volante, forse non percependo la furia agonistica dell'olandese). Anche Jean Alesi ha scritto sul Corriere della Sera che Senna e Schumacher avrebbero fatto lo strada per la vittoria, perché "Se dai la parola d’onore, devi rispettarla, altrimenti ti squalifichi per sempre".

Eppure, forse ci si dimentica che non si diventa campioni con il buonismo. Norris non si è spostato "per fare la cosa giusta", in una questione di moralità e amicizia, dentro e fuori dal paddock, che adesso è diventata quasi di moda. Lui voleva vincere, e il team gli stava servendo questa occasione su un piatto d'argento e nessun pilota, presente o passato, schiferebbe l'opportunità di arrivare primo. Tantomeno se al momento sei secondo nel Mondiale, il tuo rivale ha appena avuto un incidente e ti piovono critiche addosso da mesi. Per non fare una sfilza di episodi passati, basta ricordare che Verstappen non ha dato la quinta posizione a Sergio Perez al GP del Brasile del 2022; anche qui, puro agonismo o "faccia di me**a"?
In Ungheria, l'unica "cattiva" è la squadra, che ha fatto un clamoroso autogoal, mettendo praticamente Norris con le spalle al muro. "Non c'è bisogno di dire niente", ha detto il numero 4 mentre l'altra macchina papaya gli scappava via. Il tono era freddo, come quello degli ultimi giri, ma il boccone amaro era probabilmente bilanciato dal sapere che, magari più avanti nella stagione, con il Mondiale più acceso, potrà richiedere il favore. Quei sette punti persi probabilmente non svolteranno il campionato, dato che Verstappen ha ancora un vantaggio significativo, ma rischiavano di rompere gli equilibri del box; e se i 76 punti di distacco dall'olandese sembrano irrecuperabili, non si può dire altrettanto dei 51 nel Mondiale costruttori, il vero obiettivo della McLaren. Norris e Piastri devono collaborare per sconfiggere l'unica punta della Red Bull ma, tra volti sorridenti e foto ricordo, la Formula 1 resta sempre una manica di squali, dove nessuno si ferma quando qualcuno annaspa.
Leggi anche: Ferrari - Gli aggiornamenti deludono, Vasseur punta tutto sui piloti in Belgio
Leggi anche: L’indiscrezione - Verstappen sconterà dieci posizioni sulla griglia di partenza a Spa