GP d'Italia, il mistero dietro i prezzi folli e le tribune piene
I prezzi dei biglietti per il Gran Premio d'Italia rasentavano la follia, eppure le grafiche indicavano un sold out. Tra numeri, imbucati e fan stranieri, ecco cosa è successo dietro le quinte.

03/09/2024 11:00:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Da quando Liberty Media ha acquistato la Formula 1 e lo sport ha avuto il boom mediatico, i biglietti per le gare sono diventati un lusso. Un evento che dovrebbe essere un momento di gioia e di festa diventa quasi un sacrificio, e le persone sono costrette a fare rinunce altrove per acquistare un ingresso. Basta guardare al listino prezzi del Gran Premio di Monza: l'ingresso generale, il più economico, costava 50 euro al venerdì, 70 al sabato e 100 alla domenica. Un fenomeno comune, però, a molti eventi in tutto il calendario sportivo, come si vede anche dalle frequenti polemiche; gli stessi piloti hanno cercato una soluzione per il fenomeno, con Lewis Hamilton in prima fila. 

Come ho potuto constatare sul campo, molte tribune, purtroppo, erano vuote. Le immagini, però, non rispecchiano i numeri in crescita: quest'anno l'Autodromo ha ospitato 335.000 persone, ma tra addetti ai lavori e fan con gli abbonamenti, questo da casa non si vedeva. A compensare, in parte, questi ingressi silenziosi ci hanno pensato dei ragazzi giovani, che hanno provato l'ebbrezza di scavalcare i controlli ed entrare di soppiatto, postando senza paura le loro peripezie sui social media. Gli organizzatori e gli addetti alla sicurezza hanno cercato di arginare il fenomeno, e molti sono stati fermati prima del successo. Altri, con metodi ingegnosi, ce l'hanno fatta. 

Un altro dato che fa cascare le braccia, ma che a Liberty Media, in fondo, non interessa, era il numero di fan stranieri venuti in Italia. Non c'è assolutamente nulla di male nel dare il benvenuto a degli appassionati che sono ammaliati dalla magia di Monza e della Ferrari e decidono di aggiungere la tappa alle loro vacanze; la loro passione, il loro entusiasmo e la loro felicità erano davvero contagiosi. Alcuni di loro erano persone che non hanno la Formula 1 nel loro Paese, come irlandesi, svedesi o svizzeri, mentre altri erano "in trasferta" per godersi l'atmosfera. Eppure, fa pensare che ormai lo sport sia diventato un intrattenimento per ricchi, per persone che già si possono permettere vacanze costose e, quindi, quei soldi in più non sono un problema, mentre per gli italiani, che non sono nemmeno agevolati da eventuali cambi monetari, resta una grande spesa. E, purtroppo, la situazione non è destinata a cambiare nei prossimi anni. 

 

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