Se c'è un enorme tabù in Formula 1, quello è la salute mentale. Dall'esterno, il paddock è sempre stato rappresentato come un gruppo di uomini forti, intrepidi, senza paura e senza scrupoli. Si flirta con la morte, è vietato piangere o avere paura. Negli ultimi anni, invece, la musica sta cambiando e sempre più piloti parlano delle loro difficoltà, delle ansie, di quanto sia importante parlare con degli psicologi; purtroppo, nonostante sia un tema importantissimo, a volte vengono ancora criticati per le loro scelte.
Basta pensare che solo adesso, nel 2024, Lewis Hamilton ha avuto il coraggio di raccontare di alcuni momenti di fragilità avuti anni fa. "Quando avevo vent'anni ho passato periodi molto difficili. Ho lottato con la mia salute mentale per tutta la mia carriera. Soffrivo di depressione da quando avevo 13 anni. Credo che fosse per la pressione di gestire la scuola e le corse, mentre ero vittima di bullismo e non avevo nessuno con cui parlare. Poi trovai una terapista, ma non mi aiutò molto. Adesso vorrei ricominciare". Il pilota, però, ha raccontato alcuni modi che ha per calmare la sua mente. "La meditazione è un grande modo per riconettermi con me stesso, con i miei sentimenti, capire quello che voglio fare. Mi sveglio alle cinque del mattino, medito e poi corro per 10 chilometri", ha raccontato al The Sunday Times.
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