Associazione piloti F1, Russell: «Non vogliamo combattere la FIA, ma ...»
11/08/2025 12:30:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Nel cuore della sua settima stagione in Formula 1, George Russell sta raggiungendo la massima maturità sportiva, dimostrando concretezza, resilienza e velocità. Non è solo l’erede designato di Lewis Hamilton in Mercedes, fuori dalla pista, il britannico è diventato una delle voci più influenti e dirette del paddock, in particolare come membro della GPDA, l’associazione piloti. Un ruolo che ricopre dal 2021, quando subentrò a Romain Grosjean, e che oggi condivide con Carlos Sainz e il presidente Alexander Wurz.

 

FIA e GPDA

La GPDA, storicamente protagonista nelle battaglie per la sicurezza, è stata anche tra i promotori del sistema halo, inizialmente osteggiato ma poi unanimemente riconosciuto come salvavita. Per Russell, il tema della sicurezza è qualcosa che va oltre ogni aspetto agonistico e le sue azioni sono frutto dei pericoli che vede in pista, senza retro pensieri politici.

Non cerco di lasciare un’eredità, non è mai stata questa l’intenzione. Ma se vedo un’opportunità per migliorare qualcosa, voglio parlarne, soprattutto se riguarda la sicurezza in pista o delle vetture. Nel 2012 ero compagno di squadra di Billy Monger e ho visto in diretta il suo incidente. Poi la tragedia di Anthoine Hubert, e l’incidente di Grosjean in Bahrain: immagini che non dimenticherò mai. Quando conosci così bene chi è coinvolto e pensi di avere idee per migliorare, è naturale volerle condividere”.

Dal suo ingresso in GPDA, Russell ha visto i piloti diventare più compatti, come nel 2022, con i problemi di porpoising che hanno rappresentato un momento di unità e discussione comune.

Non sono mancati momenti di tensione con la FIA, soprattutto sotto la presidenza di Mohammed Ben Sulayem, accusato dai piloti di scarsa trasparenza. La famosa lettera aperta dello scorso novembre, nata dopo il divieto di usare parolacce in pista, ne è stata la prova.

Ma oggi, Russell preferisce parlare di collaborazione:

Non vogliamo combattere la FIA o la Formula 1, ma lavorare insieme per ottenere il meglio per tutti: sport, regolatori e piloti. È stato molto positivo avere Rui Marques come direttore di gara, ascolta e reagisce. Collettivamente siamo molto più soddisfatti”.

Criticato talvolta per la sua franchezza, Russell non sembra intenzionato a cambiare approccio:

L’unico modo per evitare negatività sarebbe non dire nulla. Ma ognuno ha la propria opinione, e io non mi lascio condizionare. Non guardo e non mi interessa”.

In un momento storico in cui la F1 sta affrontando cambiamenti regolamentari, sfide tecniche e trasformazioni commerciali, la figura di Russell come ponte tra piloti e istituzioni potrebbe rivelarsi decisiva. Se riuscirà a trasformare la dialettica in azioni concrete, la sicurezza in pista e la coesione tra le parti ne trarranno beneficio — e questa sì sarebbe un’eredità degna di essere ricordata.

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