L'uovo oggi, la gallina domani: diciamo che quel giorno la gloria, anzi i due tipi di gloria, se li spartirono così e probabilmente furono contenti entrambi, perché l'esito premiò il "subito" dell'uno e il "tutto" al quale l'altro pensava già.
Questione di indole, di profili caratteriali, ancora prima che di cilindri e pistoni. Senza l'uno non avremmo capito del tutto bene l'altro: è l'essenza delle grandi rivalità nel mondo dello sport, non solo nell'automobilismo.
Fatto sta che quel giorno di giugno del 1975, il 22, tra pozzanghere che non volevano saperne di evaporare e pneumatici scolpiti come scelta obbligata, tra le dune di sabbia che circondano i saliscendi di Zandvoort andarono in scena contemporaneamente l'intuizione di James Hunt e la lungimiranza di Niki Lauda, con la variante della lucidità strategica dell'uno e della disponibilità all'arrembaggio dell'altro. Come se quel giorno si fossero anche scambiati i ruoli, per qualche giro.
Ferrari dominanti in prova, tracciato rimasto umido in alcuni punti, bagnato in altri per il temporale mattutino. Che monoposto ha in dote Hunt per pensare di insidiare le Rosse di Maranello? Bianca, numero 24; due strisce trasversali: una rossa e una blu; Union Jack e Croce di Sant’Andrea. Sponsor, nemmeno a parlarne. Comparirà poi un orsacchiotto sulla livrea. È la Hesketh, la macchina della scuderia più glamour e fuori dai canoni - anche quelli delle sponsorizzazioni - che abbia fatto parte del Circus della Formula Uno. Al timone, Lord Alexander Hesketh, che a soli ventidue anni aveva fondato la scuderia e che porta in giro per i vari circuiti una specie di caravanserraglio di ostentazioni, dalle bellissime modelle ai vassoi di aragoste e caviale da offrire ai giornalisti, accompagnati da champagne ghiacciato.

Si usava già il termine "Undercut" in Formula Uno? Forse no, di fatto Hunt lo mette in pratica dimostrando di non essere soltanto irruente e velocissimo: con i tratti di asfalto ancora tutt'altro che asciutto, si infila ai box per montare le slick, coda che tutti gli altri faranno con sei - otto giri di ritardo.
È così che la Hesketh accantona quel patrimonio di secondi di vantaggio che nel corso degli ultimi giri gli sembra sempre più sottile, con la Ferrari di Lauda sempre più ingombrante nei retrovisori. È così che lo accompagnerà sotto la bandiera a scacchi, nel giorno in cui Hunt dimostra di saper vincere una battaglia di nervi e Lauda sceglie alla fine la guerra dei punti.
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