20 agosto 1999 - Il test «fallito» da Schumacher
20/08/2025 16:00:00 Tempo di lettura: 4 minuti

20 agosto 1999, Mugello, il circuito di casa della Ferrari. A quaranta giorni dall’incidente di Silverstone, i medici danno a Michael Schumacher il via libera a tornare al volante: il giorno prima era arrivato l’“ok” e l’obbligo di superare anche il test FIA dei 5 secondi per l’uscita dall’abitacolo. Sessione a porte chiuse, atmosfera sospesa: Michael zoppica ancora, ma la determinazione è intatta.

In pista il tedesco parte cauto, poi alza il ritmo: 65 giri complessivi, con una serie di run brevi e un long-run da 20 tornate. Miglior crono 1:28.379, appena meglio di Irvine (1:28.648). Confessa però un fastidio alla gamba destra “sui dossi”, ma non sembra incidere sulla prestazione: la velocità c’è già.

È un bivio della stagione Ferrari: rientrare subito a Spa o aspettare? Dopo ulteriori controlli, qualche giorno dopo la Scuderia conferma Mika Salo in Belgio e rinvia il rientro di Michael. Una scelta responsabile ma difficile, in un Mondiale ancora apertissimo, con Eddie Irvine in lotta per il titolo.

Quel test, però, racconta molto più di un semplice rientro: descrive l’essenza di Schumacher. La sua cultura del lavoro era fatta di attenzione maniacale ai dettagli, di ore passate con gli ingegneri ad analizzare ogni dato e di una dedizione assoluta al progetto. Ma soprattutto, Michael era un leader che sapeva trascinare senza alzare la voce: motivava gli uomini del box con l’esempio, stringeva rapporti di fiducia anche con l’ultimo dei meccanici, faceva sentire ciascuno parte di una missione comune. È questo mix di dedizione, talento e determinazione che lo rese unico, capace di creare intorno a sé un ambiente in cui tutti davano il massimo.

Due mesi più tardi, a Sepang, il rientro vero: pole position con 0″947 su Irvine e una regia perfetta in gara per proteggerlo nella lotta iridata. Alcuni, ancora oggi, sostengono che Schumacher non volesse vedere Irvine vincere il titolo con la Ferrari prima di lui. Ma il test del Mugello e il capolavoro tattico in Malesia raccontano una storia diversa: quella di un campione che, anche a mezzo servizio, metteva sempre il bene della squadra davanti a tutto.

Eppure quel 1999 rimase una stagione di rimpianti. Irvine non riuscì a completare l’opera: al Nürburgring, in un clamoroso episodio, durante il pit stop non era pronta una gomma, un errore che costò secondi e forse punti pesantissimi. Ci furono altri momenti che pesarono: altri errori di strategia, la difficoltà di reggere la pressione nei momenti decisivi, la McLaren che non mollava mai. Alla fine, anche grazie a Michael la Ferrari vinse il titolo Costruttori ma quello piloti prese la via di Woking e Schumacher dovette rimandare ancora l’appuntamento con la gloria, ma di poco...

Foto copertina x.com

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