Nico Rosberg dopo più di dieci anni dal suo ritiro ha rivelato il momento più difficile della sua carriera in Formula 1: il 2015, quando un errore contro Lewis Hamilton lo spinse a chiudersi in una stanza d’albergo per due giorni, sopraffatto dai dubbi. In un post riflessivo su LinkedIn, il campione del mondo del 2016 ha raccontato come quel periodo lo abbia spinto a cambiare mentalità, trasformando la paura in determinazione. Un anno dopo, con una nuova forza e consapevolezza, ha conquistato il titolo e lasciato lo sport da campione del mondo.

Il tedesco e Hamilton sono stati coinvolti in un'aspra rivalità durante il periodo in cui erano compagni di squadra, con il britannico che ha battuto il suo amico d'infanzia per il titolo in due occasioni.
Nel 2016, tuttavia, é stato Rosberg a conquistare il suo unico titolo in F1, prima di sconvolgere il mondo e ritirarsi improvvisamente dallo sport. Una battaglia per il titolo con Hamilton avrebbe richiesto forza mentale da parte di qualsiasi concorrente, ma affrontare un amico diventato rivale ha aggiunto una dimensione completamente nuova alla battaglia interna alla Mercedes. In un recente post su LinkedIn, Rosberg ha rivelato il momento più buio della corsa al titolo del 2015, ammettendo di essersi chiuso nella sua camera d'albergo per due giorni.
"Superare l'insicurezza e la paura di fallire può portare alle più grandi conquiste della vita. Quando correvo in Formula 1, uno dei momenti più bui della mia carriera é stato nel 2015. Ero in testa alla gara contro Lewis Hamilton, ho commesso un errore e ho perso. Di nuovo. Ero distrutto. Mi sono chiuso nella mia stanza d'albergo per due giorni. Ero super frustrato e mi chiedevo sinceramente se fossi abbastanza bravo per vincere".
Rosberg ha poi descritto in dettaglio il cambiamento di mentalità che gli ha permesso di conquistare il campionato un anno dopo ad Abu Dhabi.
"In F1, il dubbio può divorarti vivo. Un errore sembra la prova che non sei all'altezza. Ma in quella stanza d'albergo ho vissuto un momento di illuminazione piuttosto importante. La paura di ripetere quell'errore poteva distruggermi o darmi la carica. Ho scelto la seconda opzione. E ho preso una decisione: basta con le mezze misure. Avrei ottimizzato ogni dettaglio e rafforzato la mia mentalità, a qualsiasi costo! Il risultato? Un anno dopo, ero campione del mondo. Ogni volta che il dubbio si insinua in me, capisco che é il momento di spingere più forte che mai".
Secondo una ricerca, il 70% delle persone sperimenta la sindrome dell'impostore ad un certo punto della propria carriera. Oltre il 55% degli imprenditori ammette di avere regolarmente dubbi su se stesso, ma la perseveranza é uno dei fattori più importanti per favorire il successo a lungo termine. Alla fine dei conti, ciò che conta di più é come ti vedi. Quindi non lasciare che l'insicurezza ti impedisca di raggiungere i tuoi obiettivi", ed é quello che ci ha insegnato la storia di Rosberg.
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