Incidente per Jules Bianchi
05/10/2014 10:17:14 Tempo di lettura: 4 minuti

Le immagini, certi fotogrammi, i volti eloquenti di piloti, tecnici, addetti ai lavori a fine gara ci hanno catapultato improvvisamente a vent’anni fa, alla paura, all’apprensione, all’incubo che l’automobilismo sportivo – oggi molto meno di ieri, per fortuna – sa ancora riproporre senza pietà, come uno scherzo del destino, una tessera del mosaico che non doveva trovarsi in quel punto e in quel preciso istante… Lo sport oggi lascia il posto allo spavento, alla speranza che il fantasma della morte non riporti la sua gelida presenza sull’asfalto dei circuiti. Jules Bianchi, pilota del team Marussia, pilota della FDA (Ferrari Driver Academy, il vivaio giovanile del Cavallino), lotta per la vita in una struttura clinica nei pressi dell’autodromo di Suzuka.

Una dinamica inizialmente poco chiara, tante domande, in principio molta confusione. Poi, man mano che i pezzi sono andati al loro posto, si è compreso cosa sia realmente accaduto: Adrian Sutil, con la Sauber, è uscito di pista alla curva Dunlop nelle ultime fasi di gara ed è stato quindi soccorso dai commissari di percorso. Nessun problema per il pilota tedesco, ma le manovre per la rimozione della sua monoposto a bordo pista con il mezzo di soccorso sono state il tragico antefatto che ha – pochi istanti dopo – creato letteralmente una trappola per il giovane pilota francese della Marussia, a sua volta vittima di un mancato controllo che lo ha proiettato esattamente a ridosso del mezzo dei commissari. A quanto pare l’impatto sul mezzo di traino è stato dapprima con il retrotreno della Marussia e poi con il lato sinistro, con la vettura che probabilmente è andata a incastrarsi sotto il mezzo con una dinamica particolarmente violenta quanto sfortunata.

Sono apparse da subito critiche le condizioni di Jules, con i commissari che hanno richiesto in modo concitato l’intervento della medical car, gli adeguati soccorsi. Subito dopo, ambulanza e bandiera rossa (mancavano circa sei giri alla fine della percorrenza effettiva). Dopo una lunga attesa, un silenzio terribile che ha ghiacciato l’intero paddock, si sono avute le prime notizie, che, come leggete a parte, parlano di un intervento alla testa per la riduzione di un importante ematoma intracranico e del successivo trasferimento del pilota in terapia intensiva. L’immediata perdita di coscienza dopo l’impatto, notificata subito dall’addetto stampa Fia, è stata il crudele preludio a un dramma che tutti (noi compresi) si augurano possa concludersi nel migliore dei modi. I volti dei primi tre classificati (Hamilton, Rosberg e Vettel) in sede di conferenza post-gara erano più eloquenti di qualunque parola. “Motorsport is dangerous” è la frase che oggi, quasi, siamo portati a dimenticare. La realtà e i fatti, però, stanno lì a ricordarci in modo severo e tristissimo che questo avvertimento è sempre valido e deve far fiorire una sempre maggiore cultura della sicurezza in pista (già a livelli altissimi da Imola 1994 in poi). Parlare di sorpassi, di vittorie, di statistiche o di mercato, in questo momento, diventa quasi impossibile: ogni pensiero va a Jules Bianchi e alla speranza che il francese possa superare la criticità. Noi, come il Circus della Formula 1, ci stringiamo idealmente attorno a lui. Forza Jules.

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