L’innocenza perduta, le ragioni di stato
L'episodio che passa alla storia è la prima penalità inflitta a Max Verstappen (voto 0). Tocca ancora parlare del giovane olandese e dell'impunità che si è interrotta dopo la bandiera a scacchi, in una lista di (in)decisioni con cui la sgangherata ...

01/11/2016 15:19:06 Tempo di lettura: 6 minuti

Alla fine è successo. Non stiamo parlando del raggiungimento, da parte di Lewis Hamilton (voto 9) del secondo posto nella hall of fame: tocca quota 51, dove si è fermato il Professore. Certo, ci sarebbe da discutere sulla qualità dei numeri: i successi di Prost sono spalmati nell’arco di tutta la carriera, più della metà di quelli del bretone si contano negli ultimi 3 anni, in sella all’inarrestabile freccia d’argento. Il francese ha dovuto misurarsi con Lauda, Mansell, Piquet, Senna e persino con un giovane Schumacher in un’era in cui l’affidabilità era un optional, i mondiali si disputavano su 16 Gran Premi e le piste erano molto meno permissive: un lungo come quello della prima curva gli sarebbe sicuramente costato la gara, una trentina d’anni fa. Quel che conta è che Hamilton ha fatto il necessario per tenere in vita le speranze e Rosberg (voto 8) il sufficiente per fargliele morire. Proprio come avrebbe fatto Alain Prost.

L’episodio che passa alla storia è invece la prima penalità inflitta a Max Verstappen (voto 0). Tocca ancora parlare del giovane olandese e dell’impunità che si è interrotta dopo la bandiera a scacchi, in una lista di (in)decisioni con cui la sgangherata banda di dementi a capo della Formula 1 si è nuovamente ricoperta di ridicolo. Partiamo con ordine: alla prima curva la Red Bull butta fuori pista Rosberg. Comportamento già sanzionato più volte nel corso del 2016 (ma non nel 2015, si veda la scorrettezza di Hamilton su Rosberg al GP degli Stati Uniti) sia a parti invertite a Hockenheim sia su Vettel ai danni di Massa a Silverstone. La regola probabilmente non si applica al buon Max, visto che anche in Belgio aveva mandato a prati Raikkonen e Perez senza colpo perire. Nella fattispecie bene ha fatto Nico a non alzare il piede mantenendo la seconda posizione. La pietra dello scandalo ha rotolato nei passaggi finali, quando il nostro beniamino ha sbagliato la frenata della difficilissima prima curva, sotto la pressione dell’arrembante Ferrarista: in questo caso nessuno lo ha spinto fuori, ma si è trattato di un vero e proprio errore che, in altre situazioni, gli avrebbe fatto perdere la posizione (e forse l’intera gara). Invece ha tirato dritto per l’erba come Hamilton nel primo giro. Solo che, a ben guardare, il pilota della Mercedes non ne ha tratto alcun beneficio, mentre quello della Red Bull ha conservato la posizione: proprio per questo motivo, subito dopo, ha ricevuto l’ordine dal muretto di lasciare scappare un Seb (voto 10) preoccupato dal famelico Ricciardo (voto 7) che gli stava annusando gli scarichi. Tutto inutile: Verstappen ha proseguito come nulla fosse, costringendo Vettel ad un’eroica difesa sul canguro, e tagliando il traguardo in terza posizione. I giudici hanno impiegato la bellezza di un quarto d’ora per prendere una decisione che anche all’automobilista della domenica sembrava scontata: ciò che lascia perplessi, a dir poco, è l’entità della penalità comminata. Ora, tralasciando l’equità del sistema sanzionatorio (di per sé, come scritto inizialmente, le piste sono molto meno penalizzanti in caso di errore, per cui sembrerebbe più giusto che il pilota paghi profumatamente ai box ciò che gli ha graziato il tracciato), non si spiega il motivo per cui all’olandese siano stati aggiunti 5 secondi sul tempo di gara: se veramente avesse tentato di rientrare in carreggiata ne avrebbe persi di più e altrettanti ne avrebbe fatti guadagnare a Vettel che invece si è trovato con un muro per i rimanenti passaggi. Verstappen è molto giovane, e come tale molto audace: il suo comportamento però va ben oltre il comprensibile rasentando l’indisponenza. Sembra che tutto gli sia dovuto, tra l’altro a ragion veduta riflettendo sull’incredibile trattamento riservatogli.

Speravamo che finalmente il podio toltogli da sotto i denti gli avrebbe potuto servire da lezione. Invece la beffa doveva ancora finire di consumarsi. Capita infatti di scrivere di getto un articolo dopo lo sventolio della bandiera a scacchi, ma in certi casi, e questo è uno di quelli, è bene attendere che lo bocce finiscano di muoversi. Perché Vettel, probabilmente (sicuramente) reo di aver mandato a quel paese Charlie Whiting (voto incommentabile) e con esso tutta l’allegra brigata (quella stessa che noi, dal divano di casa, stiamo maledicendo da anni) è stato penalizzato della bellezza di 10 SECONDI per aver infranto proprio la “Verstappen Rule”, ossia aver cambiato traiettoria in frenata per difendersi da Ricciardo. Sentenza, tanto per mettere le mani avanti, inappellabile che ricolloca la Ferrari dietro alla Red Bull di Max. Sentenza incredibile perché giudicata più grave del fatto di aver violato ogni tipo di sportività e di ordine di scuderia. Una manovra più pericolosa, secondo i giudici, di quelle di chi ha messo a repentaglio la propria incolumità e quella degli avversari accelerando sull’erba per conservare irregolarmente la posizione. Una penalità maggiore di quella data a chi si prende beffa, ad ogni occasione possibile, delle regole scritte e non scritte. L’ultimo chiodo su una bara, quella della credibilità, che attende solo di essere sotterrata. Nelle ultime ore si è sparsa una voce: pare che l’anno prossimo Verstappen potrà montare i missili al posto degli alettoni. Chi gli passa vicino è avvertito.

Foto Red Bull Facebook

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