Autostima di prima mattina
La vittoria della Ferrari è stata maestosa, ben diversa da quelle ottenute nel 2015 dovute soprattutto alle abilità del pilota e alle strategie del muretto. Ieri Vettel (voto 10) avrebbe probabilmente vinto anche senza il suicidio tattico di Hamilton ...

27/03/2017 22:04:27 Tempo di lettura: 8 minuti

La vittoria della Ferrari è stata maestosa, ben diversa da quelle ottenute nel 2015 dovute soprattutto alle abilità del pilota e alle strategie del muretto. Ieri Vettel (voto 10) avrebbe probabilmente vinto anche senza il suicidio tattico di Hamilton e quel sin troppo preciso sincronismo che l’ha rimesso in pista con pochi centimetri di vantaggio su Verstappen: la Ferrari aveva un enorme potenziale, come testimoniato dai giri veloci su gomma gialla nelle battute finali.

Lo scenario, per quanto scaramanticamente inopportuno, avrebbe comunque potuto essere ipotizzato alla vigilia della gara: per ottenere la pole position era evidente che la Mercedes avesse messo sul tavolo tutto quello che aveva a disposizione, ma i “soli” due decimi di vantaggio non si sarebbero stati sufficienti considerando che nelle passate stagioni la strapotenza in qualifica veniva spesso ridimensionata dalle prestazioni sulla lunga gittata. La riprova è arrivata sin dai primi giri del Gran Premio: dopo un’inaspettata partenza lampo delle frecce d’argento, con Bottas che rischiava di risucchiare il secondo posto della Ferrari, Vettel ha cominciato a fare il cane da caccia, facendo sentire l’alito sul collo ad un disperato Hamilton che, c’è da scommettersi, ha provato ad utilizzare anche il pulsante magico quando, a partire dall’ottavo giro, ha saputo raddoppiare il secondo scarso di vantaggio che faticosamente stava custodendo. Davvero straordinaria la costanza di Sebastian che non ha concesso nemmeno un centimetro, facendo letteralmente impazzire il campione e il suo muretto. Le filastrocche dello scorso anno (box box, box box) si sono trasformate in uno sbiascicato ordine di sorpasso ai danni di Verstappen che Hamilton ha dovuto persino farsi ripetere prima di capire cosa stesse balbettando l’ingegnere di pista. E quanto maligno piacere nel vedere Toto Wolff sbattere i pugni sul tavolo per ben due volte, quando la Rossa è tornata in pista con gli scarichi davanti alla Mercedes! Due immagini che riassumono perfettamente il tramortente uppercut subito dai tedeschi, messi in seria difficoltà per la prima volta dopo 3 anni: un momento storico.

La cosa più sensazionale è stata infatti vedere la condizione dei dominatori assoluti, ridotti alla rincorsa dopo un solo inverno. In uno scenario roseo avremmo pensato di vedere la Ferrari vicina alla lotta per la vittoria e non certo così nettamente in vantaggio rispetto alla Mercedes. I dieci secondi con cui Vettel ha concluso il GP sono invece testimoni di un lavoro realmente eccezionale portato a termine in quel di Maranello e non solo. Per una volta il plauso va anche ai vituperati strateghi dei box: siamo certi che se dietro al muretto si fossero sedute le stesse persone che c’erano ad Abu Dhabi nel 2010 il tedeschino si sarebbe fermato il giro dopo Hamilton, con conseguenze facilmente immaginabili; invece il timing del pit-stop merita applausi a scena aperta.

Decisamente meno felice la domenica per Kimi Raikkonen (voto 4): non si capisce come abbia potuto prendere mezzo giro dal compagno di squadra, rimanendo costantemente alle spalle di Bottas e addirittura rischiando il duello con la giovane nemesi chiamata Verstappen. Per lunghi tratti abbiamo avuto l’impressione che guidasse la macchina dello scorso anno, tanto da farci dubitare che l’incredibile successo fosse stato merito solo di un extraterrestre alla guida dell’altra monoposto; tuttavia il giro veloce stampato nel finale ci conforta sulla bontà del progetto della Ferrari e sulla pessima domenica di Iceman.

Una rondine non fa primavera e il nuovo regolamento che lascia spazio a continui aggiornamenti deve frenare gli entusiasmi dei saltatori sui carri: è pur vero che nelle prime gare lontane dall’Europa non vedremo degli stravolgimenti tecnici, ma la Mercedes (voto 8) rimane un temibile predatore, seppur con la prima e profonda cicatrice. I rimanenti gradini del podio si sono colorati d’argento e se la tensione non avesse giocato un brutto scherzo al muretto la vittoria di Vettel sarebbe stata più difficile. Da Hamilton (voto 7) ci si aspetta sempre qualcosa di straordinario: ieri invece si è limitato a fare quanto umanamente possibile e forse anche un po’ di meno, visto che nella seconda metà di gara il nuovo scudiero Vallteri Bottas (voto 8) si è ben guardato dal procurargli noia, tenendosi per giri nella comfort zone dei due secondi dopo averne mangiati 5 in pochi passaggi. La monoposto è comunque molto competitiva anche se forse un po’ troppo aggressiva sulle gomme: l’anno scorso Hamilton completava in pratica tutto il GP di Montecarlo sulle viola, ieri è stato il primo a doverle cambiare per un’usura eccessiva. Resta il fatto che da pneumatici denominati “ULTRAMORBIDI” ci si attenderebbe una vita “ultra breve” invece sono riusciti ad arrivare a metà gara senza troppi problemi. Su questo aspetto saremo presumibilmente chiamati a polemizzare ancora nel corso della stagione.

Verstappen (voto 7) sembra aver messo la testa a posto, visto che non si è lanciato nelle peculiari manovre suicide, ed è stato il “best of the rest”, almeno sulla carta. In realtà un plauso lo merita ancor di più nonno Felipe Massa (voto 8), sesto contro ogni previsione e ultimo dei piloti a pieni giri. Ottimo anche Perez (7), che gli è finito dietro: per questa Force India è davvero il massimo. Chi si merita una vera e propria standing ovation è, come di consuetudine, Alonso (10 e lode). Il fuoriclasse spagnolo ha dimostrato di essere ancora il pilota più forte, conducendo l’incomprensibile McLaren-Honda (voto 3) alla zona punti sino a pochi giri dal termine, quando un’innocua manovra di Ocon (6) si è trasformata in un colpo letale per la sospensione posteriore della monoposto arancionero. Fernando ha rifilato un giro(!) allo scarsissimo compagno Vandoorne (voto 1), incapace persino di avere la meglio sul giovane Giovinazzi (7), un talento che meriterebbe di avere un sedile fisso. Forse potrebbe essere un valido sostituto per il belga, o forse a Woking avranno la bella idea di richiamare dalla poltrona il buon Jenson Button che, nonostante gli anni, si sarebbe comportato sicuramente meglio della Staffa.

Ultime due parole su questa nuova F1: finalmente si respira un’aria nuova, a partire dalle velocità delle monoposto (che rimangono ancora un po’ troppo brutte) che impegna di più i piloti (e lo si vede anche dall’esterno), proseguendo con l’incertezza creata dall’affidabilità (8 ritiri ieri: di per sé non è un aspetto positivo, ma aggiunge un tocco di imprevedibilità) e finendo con un graditissimo ritorno al passato, una pacifica invasione di pista che avvicina molto, anche fisicamente, i piloti al pubblico e li fa diventare più umani. Se il buongiorno si vede dal mattino…

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