Latifi:
30/12/2021 09:45:00 Tempo di lettura: 15 minuti

Nicholas Latifi, pilota della Williams, ha concesso una lunga ed interessante intervista ai microfoni di Motorsport.com in cui ha parlato delle vicende di pista ma non solo. Di seguito le sue dichiarazioni.

L'intervista di Latifi a Motorsport.com

Su Abu Dhabi

"Mi ha scioccato il tono estremo dell'odio degli abusi e persino delle minacce di morte che ho ricevuto sui miei canali social – ha commentato Nicholas all’indomani del weekend di Abu Dhabi - c’è solo un gruppo di persone con cui dovevo scusarmi per l’incidente ed il conseguente ritiro: la mia squadra. Ed è ciò che ho fatto subito dopo. Tutto il ciò che ne è scaturito dopo è qualcosa fuori dal mio controllo".

Sugli inizio del suo percorso

"A dire il vero il mio è stato un inizio molto poco ortodosso, nella mia famiglia non c’è nessuno con dei precedenti negli sport motoristici. Non sono il classico caso in cui un papà con trascorsi sportivi o un fratello maggiore appassionato, decide di mettere un ragazzino al volante di un kart. Sono stato il primo della famiglia, diciamo così, ed ho iniziato anche parecchio in ritardo rispetto agli standard, visto che il primissimo contatto con un mezzo a motore con quattro ruote è stato un kart a noleggio: avevo 12 anni. Nulla di programmato? Non era nei piani, esatto. Mi aspettavo di finire la scuola come tutti gli altri miei compagni, e andare all'università, non avevo altri programmi. Poi durante un weekend con la famiglia mi è capitato di salire su un kart a noleggio, ero insieme ai miei cugini ed essendo una bella giornata estiva a Montreal decidiamo di fare qualche giro. E…mi sono davvero divertito! Quella giornata mi è rimasta addosso, e quando siamo tornati a casa, a Toronto, ho chiesto a mio padre se c’era un posto nelle vicinanze dopo poter andare a girare ogni tanto, ma sempre come un’attività di divertimento da fare nei fine settimana".

Sul padre

"Mio padre è sempre stato appassionato di auto, ma non ha mai corso, la sua passione è sempre stata limitata al mondo delle auto di serie. Alla fine, un posto l’ha trovato, era una pista indoor perché in inverno dalle nostre parti c’è solo neve, così ci siamo andatio io, mio padre e mio fratello maggiore. Il proprietario della pista era un ex-pilota, faceva anche da coach a qualche ragazzo, e quando mi ha visto girare per la prima volta ha chiesto se avessi o meno dei precedenti in kart, e quando abbiamo detto di no, si è convinto che avessi del talento. È nato tutto così, ci siamo convinti di provare a correre, e ancora oggi tante persone sono sorprese quando dico che non ho mai avuto intenzione di correre, convinzione che è rimasta anche dopo aver iniziato. I primi tempi c’erano tanti amici ed alcuni addetti ai lavori nel karting che mi dicevano ‘devi provarci’, ma declinavo sempre, volevo correre per divertimento. Alla fine, i miei genitori mi hanno detto: ‘provaci una volta, se ti piace bene, altrimenti lascia stare’. Ci ho provato, e mi è piaciuto al punto da non tornare più indietro".

Sul suo trasferimento in Europa

"Ho iniziato a pensarci quando è arrivato il momento di passare dal kart alle monoposto. All’epoca non c’era ancora la Formula 4, quindi bisognava aver compiuto 16 anni per iniziare, e a quel punto è arrivata la scelta di impegnarmi davvero, fino a quel momento nella mia testa non ero ancora certo di voler fare il pilota. Una volta deciso, l’obiettivo era uno solo, la Formula 1, e prima o poi avrei dovuto spostarmi in Europa, quindi a quel punto aveva senso iniziare subito li".

Sui Gp di F1

"Ho iniziato a guardarli nel momento in cui il kart è diventato una cosa più seria. Mi sono interessato di più, anche se da bambino andavo sempre al Gran Premio a Montreal con la mia famiglia. Era uno degli eventi estivi immancabili, le scuole erano appena terminate, gli esami conclusi, e il Gran Premio cadeva proprio in un ottimo momento, ma non seguivo le altre gare. Non ho mai pensato ‘un giorno ci sarò’? Non proprio. Quando ho deciso che avrei iniziato a correre in monoposto allora tutto è cambiato, ho capito che il sogno da inseguire era quello di arrivare un giorno in Formula 1, e ovviamente ho iniziato a seguire tutto il possibile".

Sulle difficoltà in Formula 1

"Non riesco a identificare un aspetto in particolare, diciamo che non immaginavo quanto sarebbe stato impegnativo. Ma dopo l’impatto iniziale ho iniziato a vedere che gara dopo gara facevo progressi, ed è diventata una sfida da affrontare. Quando sono arrivato in Williams la squadra stava vivendo un periodo di grandi difficoltà, e ovviamente è stato chiaro che avrei dovuto cambiare le mie aspettative, non potevo certo pensare di lottare per una pole, un podio o una vittoria come avevo fatto in Formula 2. Non è facile da accettare per chi come me è sempre stato un competitivo, non solo in pista, ma anche se in una partita ad un videogame con gli amici, ho sempre odiato perdere, e ho dovuto accettare che non sarebbe stato possibile ottenere grandi risultati".

Sul 2020

"Indipendentemente dal fatto che la monoposto non fosse competitiva, l’aspetto più complicato è stata la macchina molto difficile da guidare. Semplicemente non potevo guidarla nel modo in cui avrei voluto, quindi ho provato ad adattarmi cambiando il mio stile per cercare di ottenere qualcosa in più. Questa difficoltà, insieme all’impossibilità di ottenere risultati, ha reso tutto molto difficile. La prima parte di stagione è stata dura, molto più di quello che avevo immaginato, ma ho anche capito quanto sia importante in Formula 1 lavorare in simbiosi con la squadra, è l’unica cosa che ti permette di fare dei passi avanti".

Sul rapporto con gli altri piloti

"Prima di arrivare in Formula 1 avevo corso contro 13 dei venti piloti presenti in griglia, ovviamente nelle categorie minori. Non avevo però rapporti molto stretti, tipici tra ragazzi che hanno condiviso le esperienze in karting, se prendiamo ad esempio Max, Lando, Charles, Alex, George, Carlos, Daniil, sono tutti cresciuti nello stesso paddock. Nel mio caso non è stato così, perché in Europa ho disputato una manciata di gare in kart, quindi sono sempre stato un po' più estraneo al contesto. Nelle formule minori ovviamente si cementano dei rapporti, ma non c’è più quel cameratismo tipico del kart, nel corso degli anni sono stato compagno di Esteban, di Daniil, di Alex, e ho sempre avuto ottimi rapporti, non posso dire di aver mai avuto problemi con i miei compagni di squadra. Credo sia umano avere una simpatia maggiore per qualcuno, ma alla fine nel mio caso l’arrivo in Formula 1 è coinciso anche con l’esplosione del Covid, quindi tutto è stato ridimensionato in termini di rapporti".

Sul suo rendimento nel 2021

"Prima della pausa estiva è iniziata una crescita costante, sia sul fronte della performance in qualifica che nella gestione di gara. Sono due aspetti completamente diversi tra loro, ma che ogni pilota deve saper combinare molto bene per riuscire a mettere insieme un buon weekend di gara. A volte nella mia situazione è stato frustrante ritrovarsi fuori dalla Q2 per pochissimo, a volte ero davvero molto vicino a George. Poi ovviamente lui migliorava il suo tempo in Q2, e alla fine veniva spesso paragonato il suo crono ottenuto in Q2 con il mio in Q1, facendo sembrare il divario enorme. Ma mi ha sempre consolato sapere che il team aveva la fotografia di tutto, ed ovviamente sono stato molto contento nel vedere che prima della pausa estiva le cose sono migliorate, e sono proseguite anche dopo nella giusta direzione. So di aver avuto come compagno di squadra uno dei piloti più veloci sulla griglia, credo che sarà ancora più chiaro a tutti la prossima stagione".

Su Russell

"Beh, ho visto che in Formula 1 si usa molto paragonare i piloti che hanno guidato la stessa monoposto. Anche ad anni di distanza ci sono valutazioni che si basano proprio tra i confronti tra due piloti quando erano compagni di squadra, ad esempio mi è capitato di sentire che se Ricciardo in Red Bull ha tenuto testa a Verstappen, visto ora come va nel confronto con Norris allora anche Lando se la giocherebbe con Max. Ma al di là di questi aspetti, visto che ho avuto l’opportunità di guidare la stessa macchina di George e so come è progredita la mia performance nel confronto diretto con lui, sarò ovviamente molto interessato a scoprire come andrà e come si collocherà rispetto a Lewis, il pilota che considero il più grande o uno dei più grandi di tutti i tempi in questo sport. Quindi sì, è sicuramente qualcosa che seguirò con molta attenzione".

Su Hamilton

"Quando l'ho visto per la prima volta negli specchietti? Credo che sia stata la prima sessione di FP1 che ho fatto, era il 2018 e giravo con la Force India. Mi era già successo di girare durante dei test che vedevano in pista altre squadre, ma quando guidi in un weekend ufficiale di gara con tutti i piloti in pista è effettivamente un’altra cosa. Però alla fine non mi è sembrato nulla di strano, certo se ci si sofferma essere in pista con Lewis, Sebastian, Fernando o Kimi è davvero speciale, ma quando sei in pista non ci pensi. Almeno, per me è stato così, tutto piuttosto naturale".

Sponsor italiano e Bologna Calcio

"Sono mezzo italiano! Mia madre è italiana, nata in Canada ma i miei nonni provengono dalla Sicilia. Emigrarono in Canada molto tempo fa, e siamo molto legati alla famiglia di mia madre. Oggi vivono tutti a Montreal, siamo una grande famiglia italiana".

Sul 2022

"Sono pronto per fare un altro passo avanti? Sì, indipendentemente da quelle che saranno le prestazioni della macchina, so di essere pronto a fare un altro passo avanti e ad assumere un ruolo di leadership più importante all’interno della squadra. E quando dico un ruolo di leadership, non intendo dire che sarò un leader prioritario rispetto a quanto lo sarà Alex, perché stiamo portando la stessa esperienza. Lui sta portando con sé una buona esperienza maturata in un top-team, mentre io sono quello che conosce già la squadra, ed è ben conosciuto dalla squadra. Sappiamo quanto siano importanti i feedback in una fase in cui si inizia un nuovo ciclo tecnico, ogni indicazione è cruciale per aiutare lo sviluppo, o indirizzare dei potenziali aggiornamenti. Nella stagione appena conclusa ad un certo punto non c'era davvero molto che potessimo inventarci di nuovo con il pacchetto che abbiamo avuto a disposizione, ma io e George abbiamo sempre provato di ottimizzarlo, di cercare qualcosa di nuovo che ci ha riportato a lavorare un po' come si fa faceva in Formula 2. La prossima stagione non sarà più così, mi aspetto una grande mole di sviluppi e novità, tanti aggiornamenti che dovranno essere valutati dai piloti, e con i tempi ridotti che abbiamo a disposizione i feedback saranno cruciali per indicare la strada alla squadra. Quindi non vedo l'ora di cogliere questa opportunità, sarà una sfida, sarà una grande responsabilità, ma mi sento più che pronto".

Sul volante della Williams

A proposito di novità: vedremo finalmente anche sulla Williams il display collocato sul volante?
“Penso che vedrete ancora il vecchio sistema”.

Come fai a leggere le indicazioni se hai il volante girato?
“Non è l'ideale, diciamo così”.

Quindi nessuna novità in merito?
“La prossima stagione sarà ancora così. Ricordo che è stato uno dei miei primi commenti quando ho girato per la prima volta con la Williams, credo che sarà cambiato ma non a breve. Diciamo che non è l’ideale su alcune piste o più semplicemente durante le VSC quando si usa molto lo sterzo per tenere le gomme in temperatura. La squadra lo sa, ma sappiamo anche che investire in quel punto ora non ci porterebbe un vantaggio di performance, in caso contrario lo cambieremmo, anzi, lo avremmo già cambiato”.


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