Nel corso dell'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Nigel Mansell si è soffermato anche su Sainz e Leclerc, sul controverso finale di Mondiale 2021 ad Abu Dhabi, su Hamilton e su altro ancora.
Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni.
Su Leclerc e Sainz
"Sono in grado di lottare per un Mondiale? Assolutamente, sono entrambi pronti per vincere il titolo. Da anni sono vicini ai rivali più forti, hanno superato da un pezzo il test sulla loro consistenza per viaggiare ai massimi livelli".
Su Abu Dhabi 2021
"Nessuno è da condannare. Né Verstappen, né Hamilton, né le squadre. C’è stata solo molta confusione e quello che è successo è successo, riguarda soprattutto la FIA. Ma i due piloti sono stati grandi. Verstappen ha comunque meritato, è un degno campione del mondo. Non è stato bello per i tifosi: per un fan di Max il Mondiale lo ha vinto Max, per un fan di Lewis il Mondiale lo ha vinto Lewis. Loro non hanno fatto altro che correre al massimo, ma il modo in cui è finita è stato in effetti deludente. O molto buono, se sei olandese...".
Su Hamilton
"Resta il migliore? Quando si ritirerà i suoi record rimarranno a lungo irraggiungibili. Ha avuto ottime monoposto e team che l’hanno supportato, un po’ come successo a Michael Schumacher, ma va sottolineato il suo grande lavoro nel tempo. Perché quando conquisti una tale quantità di titoli, la tua abilità mentale viaggia su un altro livello: arrivi a ogni GP aspettandoti di vincere. E se non succede hai una motivazione extra per la corsa seguente. Il bello è che se può far meglio ci riesce. Sarà così anche quest’anno: si sente derubato e farà di tutto per rimettere le cose a posto".
Il paragone
"Come eravamo io, Prost e Senna rispetto ai piloti oggi? Forti come loro. Ma dovevamo fare qualcosa in più. Adesso non devono preoccuparsi dell’affidabilità: se non fai un errore la vettura non ti lascia quasi mai a piedi. Noi dovevamo stare attenti a guidare intorno ai problemi, essere veloci nonostante i guai, e fisicamente era molto più dura senza servosterzo: tenere l’auto in curva dipendeva dalla tua forza. Ora hanno aiuti dalla telemetria, dai simulatori, hanno 20 o 30 ingegneri che gestiscono parti della monoposto durante la corsa. E poi dovevamo avere una fede assoluta in noi stessi e nella macchina: prima che arrivassero le tragedie del 1994 le piste erano molto più pericolose tra muri, guard-rail e vie di fuga limitate. Se guardo indietro dico che era da potenziali suicidi correre con le reti tenute in piedi da pali di legno all’esterno delle curve".