Oggi ci troviamo ad Austin, sede del GP USA. Il circuito delle Americhe è stato progettato, tanto per cambiare, da quel burlone di Hermann Tilke, il quale nel 2012, evidentemente a corto d’idee, ha scopiazzato un po’di curve dai circuiti precedenti, buttandoli tutti dentro al circuito texano, rendendolo di fatto molto apprezzato dai piloti. Così abbiamo la sequenza Maggotts-Becketts-Chapel di Silverstone, le curve dell’arena ad Hockenheim, e la curva 8 di Istanbul.
Tilke, ebbro d’entusiasmo per il circuito creato, mentre un’autoambulanza lo trascinava via, ha detto che il prossimo circuito lo progetterà sulla falsa riga della cucina e del tinello di sua nonna.
tipica cantante di inni nazionali
Dopo l’inno nazionale cantato dal power ranger nero, Sainz scatta dalla pole. Il suo Gran Premio durerà fino alla prima curva. Partito con un pattinamento degno di una gara di pattinaggio artistico sul ghiaccio, in curva uno incontra Russel, estremamente ottimista, che frena leggerissimamente in ritardo entrando in collisione con la monoposto dello spagnolo. Lui via radio pensa ad una semplice foratura, in realtà rientrato ai box si scopre che i danni della sua vettura erano superiori a quelli riportati da Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 DC.
Max scappa e se ne va.
Verstappen, Sainz, Russel, uno è di troppo. Foto proprietà Sky
A quel punto, essendo che Latifi non provocava incidenti, Stroll ha ben pensato di cambiare traiettoria mentre veniva superato da Alonso. L’Alpine dell’asturiano prende il volo come una Red Bull con le ali atterrando sulla pista con la leggiadria di un cargo DHL. Essendo l’Alpine forgiata tra le fiamme del monte Fato, dopo una breve sosta ai box riprende regolarmente la gara. E’ già nata una splendida amicizia tra i due prossimi compagni di squadra.
foto proprietà Sky. Alonso punta al cielo
Durante questa Safety tutti rientrano ai box per cambiare le gomme, ma un meccanico di Max si stava intrattenendo con il power ranger nero che aveva cantato l’inno, per cui il pit stop va per le lunghe e l’olandese rientra dietro a Leclerc. La gioia dura poco perché le prestazioni delle due vetture nel rettilineo che porta a curva dodici sono leggermente diverse. La Red Bull sorpassa la Ferrari come se la rossa fosse un motocarro alimentato a bestemmie e maledizioni.
E se non lo avessi ancora detto Max scappa e se ne va.
Nel frattempo si segnala una penalità di 5 secondi a Gasly, totalmente a caso, che ormai da regolamento non può più stare due GP senza prendere penalità. Pierrevincitore del premio morale “5 secondi a Sebastian Vettel”
Comunque sia, superato anche un Lewis Hamilton stranito per il fatto di essere stato in testa ad un gran premio in un anno dove la sua vettura è performante come un’auto a pedali, Max Verstappen vince il GP delle Americhe e la Red Bull si laurea campione del mondo dei costruttori.
Nota a margine. Il trofeo del vincitore viene portato da un mastodontico Shaquille O’Neal su una sobria auto lunga quando un panfilo di medie dimensioni, con delle gradevolissime corna di bufalo sul parabrezza.
Un’auto degna delle dimensioni del passeggero.
Vorrei scrivere qualcos’altro, ma la Red Bull mi ha inviato un piatto di lasagne e non vorrei sforare il budget cap, ed essere costretto nella prossima stagione a scrivere su un block notes riciclato.
Ci vediamo tra sette giorni in Messico, stay tuned!
p.s.: Ci uniamo al dolore per la scomparsa di Dietrich Mateschitz, fondatore della compagnia Red Bull, visionario imprenditore austriaco che ha letteralmente rivoluzionato il mondo degli sport estremi.
Articolo originale su corrichetipassaf1.wordpress.com