Russell: «Da quando corro in Mercedes sono sempre esposto. Voglio vincere, non apparire»
05/02/2023 20:25:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Il 2022 per George Russell è stato una campionato davvero importante per la sua carriera poiché, dopo alcune stagioni di "gavetta" in Williams, ha finalmente ottenuto la meritata chiamata in un top team.

Toto Wolff, di fatto, lo ha voluto in Mercedes per sostituire Valtteri Bottas, al fianco di Lewis Hamilton, e il giovane inglese si è fatto trovare pronto, ben figurando per tutto l'anno e mostrando al mondo ciò di cui è capace.

Una stagione che ha consacrato George tra i top driver (ha chiuso il campionato davanti a Lewis Hamilton) e durante la quale è anche entrato nel club dei vincitori di un gran premio.

Oltre a questa serie di aspetti positivi, però, ci sono anche alcuni aspetti con cui il pilota numero 63 del team di Brackley ha dovuto fare i conti, come la maggiore esposizione mediatica a cui si è sottoposti quando si è in un top team. Una situazione assai diversa da quella che viveva in Williams, e in cui ogni piccola mossa (o parola) diventa una notizia.

Un esposizione che ha portato a far discutere, nello specifico, delle parole pronunciate dallo stesso Russell in un team radio nel corso dello scorso GP di Singapore. Una comunicazione nella quale l'inglese (frustrato per una gara davvero complessa) ha rivolto parole dure e accese verso Mick Schumacher e verso la sua condotta di gara. "Schumacher si difende come se fosse la gara della vita", sono state le parole di George mentre era in lotta con il figlio d'arte tedesco.

Un episodio dal quale il britannico ha tratto un importante insegnamento e del quale ha voluto parlare nel corso di una recente intervista. Di fatto, diventando pilota di un top team, ogni episodio e ogni comunicazione viene notata e resa pubblica. Uno scenario ben diverso da quello dei piloti nelle retrovie.

"Sono cose che fanno parte della vita di vertice. Tutto è sotto la lente di ingrandimento e questo commento l'anno scorso non sarebbe stato notato".

Nel parlare dell'episodio, l'ex Williams ha analizzato gli aspetti che portano a team radio così duri e, talvolta, coloriti, sostenendo che i toni più aggressivi del solito erano dovuti alla frustrazione del momento.

"Da un lato devi combattere per la tua gara, dall'altro devi di provare a scaricare la frustrazione e, nel fare ciò, a volte dimentichi che ti ascolta il mondo intero. Il mio commento verso Schumacher era di frustrazione: mi ero impegnato per quella gara e mi ritrovavo fuori dai punti. Ero frustrato, arrabbiato, fisicamente esausto, e magari emotivo nella foga del momento".

Un dibattito del quale, come detto, Russell ha fatto tesoro ed ha appreso che, in quanto top driver in F1, tutto ciò che dice è di dominio pubblico. Da oggi in poi, dunque, dovrà pensare due volte a cosa dire in radio senza correre il rischio di finire in mondovisione.

"Devo controllare la mia frustrazione e pensare 'ho bisogno di dirlo pubblicamente?'. Credo che questa sia una delle molte sfide del nostro sport".

Un'esposizione mediatica che il pilota di Toto Wolff non sembra gradire particolarmente, visto che in perfetto stile Kimi Raikkonen, ha sottolineato quanto il suo sogno (e il suo lavoro) sia quello di vincere in F1, non quello di essere un personaggio pubblico e noto.

"Non abbiamo privacy. Ho scelto di fare il pilota, perché il mio sogno è quello di diventare campione del mondo ma non è quello di essere famoso, di stare davanti alle telecamere. Ho fatto alcuni commenti, per raggiungere questo obiettivo, dimenticando i milioni di spettatori da casa e che ogni parola viene passata al microscopio. In ogni caso è tutta esperienza anche se, probabilmente, ho già detto cose del genere in radio in passato, ma a nessuno importava nulla".

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Foto www.mercedesamgf1.com


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