Articolo 12.2.1: al campione pensare è sconsigliato
I campioni dello sport rappresentano, da sempre, il simbolo di qualcosa di ammirevole al punto tale da apparire inarrivabile; proprio per questo, diventano esempi da imitare per gli appassionati e i praticanti di questa o quella disciplina sportiva.

18/02/2023 16:41:00 Tempo di lettura: 4 minuti

I campioni dello sport rappresentano, da sempre, il simbolo di qualcosa di ammirevole al punto tale da apparire inarrivabile; proprio per questo, diventano esempi da imitare per gli appassionati e i praticanti di questa o quella disciplina sportiva.

Da molto meno tempo, i grandi sportivi hanno iniziato a pronunciarsi circa le questioni riguardanti la società, la politica, i diritti civili. Per questo abbiamo cominciato ad ammirarli ancora di più, a vederli calati in un contesto di realtà, seppure collocati in un contesto elitario, privilegiato, che però si sono guadagnati a colpi di talento e abnegazione, quindi con merito, a differenza di altri notabili della società. 

Tra i tanti sportivi delle varie discipline, i piloti di Formula Uno per tanto tempo erano apparsi come una “casta” dall’esistenza talmente estrema, invidiabile, irraggiungibile da farci considerare normale che si occupassero soltanto di gare, messa a punto, giri veloci, lotta per il titolo, intervallate da una vita dal lusso inimitabile. Fino a qualche decennio fa, quando in Formula Uno si parlava di “politica”, si alludeva sempre e soltanto a beghe tra costruttori o a rivendicazioni della categoria dei piloti per questioni di sicurezza. 

Da qualche anno a questa parte, questa ristretta élite del mondo dei motori ha deciso di cominciare a dire la propria, ogni volta che ha sentito il bisogno di farlo, su varie questioni riguardanti la società e la vita di milioni di persone la maggior parte delle quali forse non si è mai interessata all’automobilismo. Lo hanno fatto da uomini liberi di pensare, indipendentemente dallo status e da ciò che rappresentano; mettendo a disposizione la loro cassa di risonanza e sposando questa o quella causa atteaverso i loro nomi e le loro facce. Quando avrebbero potuto fregarsene, vista la loro esistenza da privilegiati, che poi è la cosa che paradossalmente gli rimproverano tutti quelli che non sono d’accordo con le loro prese di posizione. Due di loro in particolare: Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, il quale ora farà altro ma che proprio attraverso le sue prese di posizione ha mostrato di potersi cimentare in ambiti anche molto distanti da quello del motorsport. 

Ora, la modifica dell’articolo 12.2.1 della FIA vorrebbe limitare, in modo sulla carta sostanziale, questa loro libertà di pensiero e di espressione che ha rappresentato non solo una conquista ma anche - questo chi ha a cuore le sorti del Circus dovrebbe capirlo - un ulteriore veicolo pubblicitario e un amplificatore di popolarità per il mondo delle corse. 

Ha detto tempo fa Nico Rosberg che la vita dei piloti rischia di essere quella di “criceti di lusso”, chiusi nella loro gabbia e intenti a girare nella loro ruota. Questo tentativo di ingabbiamento delle idee pretenderebbe proprio di chiudere il lucchetto di quella gabbia; essersi pronunciati in modo polemico è stata, da parte di personaggi come Lando Norris, una testimonianza di coscienza civile, oltre che di intelligenza. 

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Foto www.planetf1.com


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