È cominciata. Sembrava trascorso un secolo. Un secolo di ipotesi, speranze, alla ricerca di confortanti certezze contro la disillusione che nulla nei rapporti di forze a favore della Red Bull fosse cambiato.
I volatili titoli dei quotidiani: - La Ferrari c’è - o - Ferrari in affanno - lo stesso giorno, nella stessa vigilia.
Quanto conta il blasone: Alonso chiude la traiettoria di Stroll, comunque poco reattivo, ma per tutti è colpa solo e soltanto del figlio di papà, tra i due dell’Aston Martin.
La Ferrari ha tanto motore e nel dritto è molto più performante rispetto alla scorsa stagione, ma dopo dieci giri Verstappen è come il Napoli in Serie A; dietro di lui, una discreta bagarre, con Russel che incalza Hamilton sia piantandoglisi negli specchietti che sollecitandone il ritmo via radio.
A metà gara, dopo aver provato malinconia per il nome della McLaren abbinato a prestazioni così deludenti, due ragionamenti paralleli si fanno largo: Ferrari competitiva verso la Red Bull, che resta superiore, guardando al duello Leclerc - Perez; Verstappen di un altro pianeta per come è scappato subito. Quali conclusioni trarre? Non è oggi il giorno per farlo. La Red Bull ha trascorso la prima parte tutta con le soft, peraltro.
Leclerc in ogni caso ci mette tutto quello che ha e che può dare alla SF-23, Sainz soffre di più nell’ interpretazione della monoposto.
Una grande Red Bull ce l’ha anche Perez, primo degli umani, ma Verstappen è un marziano nel proiettarla quasi oltre la soglia dello stravincere.
Hamilton-Alonso è come Ali-Frazier e ci vorrebbe la telecamera solo per loro, a un certo punto; vecchie ruggini e sportellate, a colpi di staccate e tentativi spettacolari di sverniciature reciproche.
Bravo Bottas, più che decoroso, con l’Alfa che si rivela performante oltre che bellissima.
Per Charles, la doccia è gelida, perché la prestazione era ottima anche al netto delle discussioni con i box, comunque impostate sulla linea di un dialogo più produttivo rispetto al passato.
Tanto, tanto motore in Aston Martin, oltre al resto. Wolff non parla mai a caso, del resto.
Carlos, un compitino difficoltoso per un finale mesto e saltellante. Ora bisogna capire, ma questo lo diceva anche Binotto. La prima è andata, ce l’aspettavamo migliore. Ora non buttiamo subito il bambino con l’acqua sporca.