Donington '93, Alesi: «GP storico per tre aspetti. Ma l'impresa più grande di Senna è stata un'altra»
11/04/2023 13:10:00 Tempo di lettura: 6 minuti

Sono trascorsi precisamente trent'anni dall'11 aprile 1993, quando, sul circuito di Donington, andò in scena il Gran Premio d'Europa. Un Gran Premio passato alla storia per una prestazione mostruosa, parliamo ovviamente di Ayrton Senna. Il brasiliano, reduce da una qualifica abbastanza complicata, scattò male in partenza retrocedendo al quinto posto. Ma poi diede vita a quello che viene ricordato come il "Giro degli Dei".

Dopo le prime due curve, infatti, aveva già superato sia Michael Schumacher che Wendlinger, quest'ultimo all'esterno in prossimità dell'Old Hairpin. Damon Hill gli si arrese solo due curve più tardi, alla McLean's. Senna completò poi la rimonta superando anche Prost per la testa della corsa. Da quel momento il primato della sua McLaren fu inattaccabile: andò a vincere la gara - disputatasi in condizioni prevalentemente di bagnato - facendo registrare il giro veloce passando dalla corsia dei box. 

Il racconto di Jean Alesi

Donington ''93, Alesi: «GP storico per tre aspetti. Ma l''impresa più grande di Senna è stata un''altra»

Al Gran Premio d'Europa '93 partecipò anche Jean Alesi, su Ferrari, ma la sua gara fu tutt'altro che positiva. Intervenuto ai microfoni di Autosprint, il francese racconta: "Andai male. Su quella gara per quanto mi riguarda ho poco da dire, perché la mia Ferrari aveva un bilancio di macchina che non mi aiutava e che di solito era okay, ma lì no".

Poi aggiunge: "Può essere considerato un giorno clamoroso nella storia dei Gp per almeno tre aspetti. Punto uno, la F.1 iridata andava a Donington per la prima volta e tutti avevano poca conoscenza della pista. Punto due, Senna si trovava in una chiara situazione d’inferiorità tecnica, perché la sua McLaren-Ford in condizioni normali di certo non poteva valere la competitività delle Williams di Prost e Hill. Punto tre, l’arrivo della pioggia per la gara fu un potente fattore destabilizzante, che finì per cambiare le carte in tavola, sconvolgendo completamente la scala dei valori e concedendo così al brasiliano di metterci tanto del suo, sovvertendo i pronostici".

Durante il weekend i piloti provarono solo in condizioni d'asciutto, dunque il bagnato rappresentò un'assoluta novità nell'ambito dell'evento. "Alla poca consuetudine di quasi tutti con il lay-out della pista, si aggiungeva anche l’incognita delle condizioni di aderenza precaria e la continua mutevolezza del meteo. Una serie di problematiche tali da rivoluzionare tutto", sottolinea Alesi. Che quindi approfondisce l'argomento delle effettive condizioni di gara: "Non è che ci fosse una pioggia pazzesca, questo no. C’era una pioggerellina all’inglese, bella fitta e costante ma non certo un acquazzone. Il problema vero era un altro: Donington è una pista molto bella che presenta alcuni dislivelli. In altre parole, questi rendevano il terreno fertile all’insorgere di rigagnoli tali da dar vita in gara a piccoli
fiumicciattoli, che qua e là attraversavano l’asfalto, con grande pericolo di aquaplaning. In altre parole, delle vere e proprie trappole, in grado di rovinare la gara di un pilota. Ecco, la grandezza dell’impresa di Ayrton sta anche in questo, ovvero nella capacità di guidare sul bagnato e con quelle insidie, con la stessa sicurezza e padronanza che si hanno sull’asciutto".

A rendere il tutto più complicato "c’era anche la struttura di quelle monoposto che non avevano ancora lo scalino ad assicurare l’altezza da terra, che sarebbe arrivato alla metà della stagione successiva. No, le vetture del 1993 avevano un fondo piatto tangente all’asfalto e pertanto sensibilissimo ai rischi di aquaplaning". Il che si traduce nel fatto che Senna guidò una McLaren instabile e in condizioni precarie. Alesi riferisce che c'era un "aquaplaning mostruoso, che ti poteva far perdere la macchina da un momento all’altro. Ma lui veleggiò sicuro verso il trionfo, mentre quasi tutti gli altri in pista si stavano dannando, me compreso, per trovare un passo decente".

Secondo Alesi, tuttavia, quella realizzata a Donington non è la più grande impresa di Ayrton Senna: "In realtà penso che la prodezza del secondo posto a Monaco 1984 con la modesta Toleman sotto l’uragano fu un exploit maggiore. Non a caso, proprio quel giorno, minacciando di battere Prost con la McLaren-Tag-Porsche, il brasiliano si rivelò definitivamente al grande pubblico, iniziando un’ascesa che, certo, a Donington 1993 conobbe una matura e mai più dimenticata sublimazione".

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