Montezemolo: «Non è da Ferrari festeggiare un podio. Leclerc? Da confermare». Poi attacca Elkann
11/08/2023 08:00:00 Tempo di lettura: 6 minuti

La prima metà del campionato 2023 della Scuderia Ferrari si è rivelato, stando ai verdetti della pista, estremamente difficile e complicato. Il Cavallino, dopo le grandiose aspettative della presentazione, ha faticato molto nel riuscire ad estrarre il potenziale dalla SF-23 che, malgrado sia l'evoluzione della F1-75, si è rivelata poco competitiva e a tratti incomprensibile. Tale, di fatto, da far scendere il Cavallino in quarta posizione in classifica costruttori.

Oltre a quanto esposto, il presente della rossa è complicato anche dai cambiamenti in atto nell'organizzazione del team (il turnover di figure apicali che ha caratterizzato gli ultimi mesi, a partire dell'addio del team principal Binotto, di Sanchez e di Laurent Mekies e l'arrivo di nuove professionalità) sia dalle numerose voci realative a piloti, specie Charles Leclerc, i cui rinnovi non sono stati ancora discussi. Ingredienti tali da creare un ambiente difficile e un clima insalubre per gettare le basi per un avvenire migliore rispetto ad un difficile presente.

Un momento, come detto ricco di voci e di cambiamenti, che inevitabilmente ha fatto e fa parlare non poco all'interno del paddock dei vari tracciati dove fa tappa la F1, ma che porta a far parlare anche a personaggi esterni alla Scuderia, talvolta bersagliato da domande sulla questione. A parlare del momento Ferrari è stato, intervistato da Leo Turrini per il 'Quotidiano Nazionale' è stato l'ex presidente del Cavallino, Luca Cordero Di Montezemolo.

L'ex numero uno di Maranello, prima di parlare del presente, ha rivissuto insieme a Leo Turrini anche la sua prima avventura a Maranello, negli anni '70, e il rapporto con Enzo Ferrari di cui, il giorno di ferragosto, cade il trentacinquesimo anniversario della sua scomparsa (avvenuta nel 1988).

Ferrari è stato uno dei pochi fuoriclasse italiani del Novecento. Conoscerlo è stata una delle fortune della mia vita. È stato unico, ha conquistato il mondo sempre restando fedele alle sue radici, alla sua terra. Ferrari mi ha insegnato tantissimo. Ad esempio, a non accontentarsi mai. Dopo una vittoria, lui pensava subito alla prossima gara. Lavorare con lui era impegnativo! Ad esempio odiava le ferie, ad agosto mi teneva in ufficio, non sopportava che la gente andasse in vacanza".

Prima avventura inziata in maniera del tutto casuale.

So che in molti pensano ad una raccomandazione di Agnelli. Invece dipese da una telefonata che feci a un programma di Radio Rai. Era il 1972, la Ferrari andava male in F1 e il Commendatore era subissato di critiche, anche ingiuriose. Io ero un giovane tifoso, intervenni in diretta per difenderlo. Lui mi senti’, mi chiamò e mi offrì il ruolo di team principal, anche se allora si diceva diesse. Avevo 25 anni e zero esperienza. L’uomo era così, lungimirante e coraggioso”.

Esperienza simile a quella vissuta da Mauro Forghieri, nominato direttore tecnico da Ferrari appena terminato gli studi.

Mauro mi manca tantissimo. Era un genio, mica solo un ingegnere. E mi lasci aggiungere che con lui e con Piero, il figlio del Vecchio cui voglio molto bene, ho vissuto momenti bellissimi”.

Una collaborazione impegnativa in cui non mancavano neppure i momenti di svago.

"Ma era anche un tipo divertente. Diceva che stavo sempre attaccato alla cornetta a parlare con belle donne. Così una mattina mi fece trovare un enorme telefono di colore rosa sulla scrivania. E quando gli presentai Edvige Fenech commento’: è decisamente più intelligente di te”.

Archiviato il passato, l'ex numero uno di Maranello ha parlato, con amarezza e dispiacerez, del presente della rossa.

Sa cosa mi dispiace? Che si festeggi per un terzo posto, tipo Spa. Questo non è da Ferrari e il Vecchio non lo avrebbe accettato. Mai”.

Un presente dove si parla dei rinnovi dei due piloti su cui Montezemolo non ha dubbi.

"Charles certamente lo confermerei, è bravo e non credo siano liberi piloti più forti di lui. Ma nel presente chi guida la Rossa è l’ultimo dei problemi. Io da presidente avevo costruito un Dream Team, da Schumi a Todt, da Brawn a Byrne…

Problema dei piloti che, data l'attuale crisi, appare ultimo in ordine di importanza, dinanzi ad un periodo no da cui la dirigenza sembra incapace di portare fuori il team. Dirigenza che non ha mai pensato all'ex presidente come consulente.

Guardi, da tifoso sogno una Ferrari non che vinca sempre, ma che lotti per il titolo fino all’ultima gara. Come nel 1997, nel 1998, nel 1999, nel 2008, nel 2010, nel 2012. Perdere si può, ma da protagonisti, non da comparse”.
le chiede mai un parere, un consiglio. Zero. Niente. Mai sentito, non mi ha mai chiamato”.

Una dirigenza che, forse, non riesce ad apprendere quanto la Ferrari sia un sentimento, qualcosa da vivere intensamente, proprio come voleva in fondatore.

"A me Enzo Ferrari fece capire che la Ferrari è un sentimento, è un valore umano e sociale sul suo territorio, è un simbolo della ricerca e della innovazione. Da presidente, tra il 1991 e il 2014, ho cercato di essere fedele alla sua lezione”.

Foto copertina twitter.com

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