Ferrari, il duello Leclerc-Sainz mostra i limiti del muretto: il team viene prima dei singoli
Dopo il deludente GP d’Olanda, la Ferrari ha trovato riscatto a Monza, in un weekend dove la SF-23 è tornata ad essere seconda forza e a podio. Podio per la cui conquista c'è stata una dura lotta tra i due piloti, anche a rischio di un contatto tale da vanificare il lavoro del team. Lotta che ha mostrato l'incapacità del team nel gestire tale situazione e imporre gerarchie facendo prevalere, alle singole aspirazioni, buonsenso e interesse comune.

05/09/2023 18:30:00 Tempo di lettura: 6 minuti

Dopo il difficile weekend in Olanda, la Ferrari ha rialzato la testa nel GP d'Italia, ritrovando competitività sulla pista di Monza, le cui caratteristiche si sono spostate con la SF-23 che, sin dalle prove, ha ben perfomato e ha fatto si che la rossa tornasse seconda forza in campo. Una prestazione con cui la rossa ha fornito prova di orgoglio ma che non ha comunque consentito al team italiano di lottare per la vittoria contro la RB19. Red Bull che è apparsa imprendibile sul passo e che, malgrado la stoica difesa dei ferraristi dopo il via, è stata in grado di imporsi e lasciare a Sainz e Leclerc solo il terzo e quarto posto.

Terzo posto, conquistato da Carlos Sainz, che rappresenta una boccata d'ossigeno per la Scuderia e dà entusiasmo per affrontare il finale di stagione. Podio per la cui conquista si è assistito a un serrato duello, nel finale, proprio tra i piloti Ferrari che, dopo aver vanamente tentato di contenere il ritorno di Perez, si sono trovati nella 'terra di nessuno', divisi da pochi decimi e in lotta proprio per il terzo posto. Lotta che, malgrado le istruzioni del box di evitare rischi, ha portato i due a sfidarsi a ruote fumanti per il piazzamento.

Indicazioni del box che sono state ignorate, con Charles Leclerc che ha provate tutto per superare il team mate, e Carlos Sainz che, legittimamente, dopo un weekend con pole e sempre davanti a Charles, ha tirato fuori gli artigli nella difesa. Fattori che, negli ultimi giri in Brianza, hanno portato le SF-23 numero 16 e 55 ad essere vicine tra loro, sfiorando più volte il contatto, con l'episodio più pericoloso innescato da Leclerc alla frenata della prima variante, all'ultimo giro, dove tentando l'ultimo assalto ha rischiato di tamponare la vettura gemella e mettere K.O. entrambe le rosse.

Lotta che, fortunatamente, non ha portato al contatto (tale da vanificare il lavoro del team) ma per cui non c'era niente in gioco se non un terzo posto, né vittorie né un titoli, se non la voglia del pilota di salire sul podio davanti ai tifosi e mostrare di essere più forte del compagno. Episodio che, nel post gara, ha portato Charles ad essere oggetto di critiche, specie sui social, per aver provato un sorpasso azzardato e messo a rischio la gara di entrambi. Critiche prive di senso e contrarie all'essenza del pilota, voglioso di battere il primo rivale per eccellenza, il compagno di squadra, con la predisposizione naturale a tentare, sempre, un attacco per guadagnare una posizione o un podio, non badando alle conseguenze. Critiche, pur infondate, che però forniscono spunti di riflessione: vero è che il monegasco ha rischiato di rovinare il weekend Ferrari ma è altresì vero che non sta a lui evitare, per quanto detto, il verificarsi di ciò. Al contrario, dovrebbe competere al box.

Da qui, dunque, emerge l'incapacità, i limiti del muretto Ferrari (che ha invece scaricato le responsabilità) di imporre ai piloti gerarchie chiare, anteponendo a singole aspirazioni, buonsenso e interesse del team. Appena subito il doppio sorpasso di Perez, infatti, bastava che Fred Vasseur ordinasse di congelare le posizioni per evitare l'inutile finale al cardiopalma, sapendo che per Ferrari un terzo e quarto posto con Sainz e Leclerc avrebbe avuto egual valore di un P3 e P4 a posti invertiti: 27 punti. Con la differenza di aver azzerato i rischi iridati e quelli collegati all'eventuale danno d'immagine di un marchio quotato in borsa.

Ma oltre a gerarchie e interesse del team, a Monza è mancata anche la capacità di far trionfare la meritocrazia tra i piloti, più volte premiato nel recente passato. In Canada e Austria, infatti, a Leclerc (davanti a Sainz dal sabato e vicini in gara) venne detto: "Carlos will not attack you", Carlos non ti attaccherà, creando le condizioni e dando ordini affinché non ci fossero inutili duelli, massimizzando il risultato, sapendo di non essere in lotta per niente. L'opposto, dunque (come dichiarato da Carlos Sainz Sr a DAZN: "A volte decidono alcune cose, a volte altre. Devono capire perché a volte possono attaccarsi, altre no"), di quanto visto nel Bel Paese, dove l'unica comunicazione data a Leclerc è stata: "Free to race, not risks", liberi di correre senza rischi. Indicazione, di fatto, contraria, in ottica meritocratica, col verdetto della pista per cui Carlos, dal venerdì, è stato davanti a Charles, meritando il podio molto più del compagno.

Per questo, dunque, crediamo che nell'elenco di cose da fare per ristrutturare la squadra, Vasseur dovrebbe inserire (oltre ai tecnici da mesi millantati) due punti. Primo, scegliere un metro di giudizio con cui gestire situazioni complicate e duelli ravvicinati pista tra i piloti, da utilizzare con coerenza per tutto l'anno, al netto di necessità. Il tutto per l'armonia in un team, pare, senza gerarchie. Secondo, per preservare l'autorevolezza del box, stabilire con i piloti, chiaramente o con scelte dure, come gli interessi della Ferrari vengano prima di tutto e tutti, sempre, anche a Monza.

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Foto copertina twitter.com


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