Altri quattro anni con Pirelli: scelta logica o opportunità persa per rianimare la F1?
Alla fine è arrivata la fumata bianca. Pirelli è stata confermata come Global tyre partner fino al 2027 con opzione per un'altra stagione. La concorrenza della Bridgestone è stata battuta, ma questo rinnovato matrimonio fa bene alla Formula 1?

11/10/2023 07:10:00 Tempo di lettura: 7 minuti

Alla fine è arrivata la fumata bianca. Pirelli è stata confermata come Global tyre partner fino al 2027 con possibilità di estendere la collaborazione per un'altra stagione. La concorrenza della Bridgestone è stata battuta nonostante la manifestazione di interesse della casa nipponica sia stata tenuta in seria considerazione da Liberty Media e FIA.

L’annuncio arriva direttamente dal quartier generale del gruppo, a Milano Bicocca. Tronchetti Provera (CEO Pirelli) ha annunciato che tutti i pneumatici di Formula 1 utilizzeranno gomma naturale tra le materie prime e avranno una certificazione Forest Stewardship Council (ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati, nda): “Siamo gli unici al mondo ad aver raggiunto questa certificazione, inoltre i nostri stabilimenti saranno alimentati al 100% da energia rinnovabile”.

Il rinnovo della fornitura di pneumatici in esclusiva è stato innanzitutto il riconoscimento alla disponibilità della casa italiana nel troubleshooting delle tante criticità emerse nei 13 anni di monopolio nonché al grande investimento nella ricerca, sviluppo e produzione dei pneumatici da 18 pollici non contemplato nell’accordo siglato nell’autunno del 2010. Il progressivo abbandono delle termocoperte su tutta la gamma di pneumatici ha richiesto grandi investimenti ed era oggettivamente improbabile che F1 e FIA avessero virato verso un altro competitor che avrebbe dovuto acquisire in tempi molto ristretti il know-how acquisito da Pirelli nel corso degli anni. Inoltre il produttore di pneumatici ha presentato un’offerta economica al ribasso essendo fortemente interessata all’espansione della Formula 1 negli States, mercato molto ambito dalla casa milanese. 

Altri quattro anni con Pirelli: scelta logica o opportunità persa per rianimare la F1?

Tronchetti Provera (CEO Pirelli) con Domenicali (CEO Liberty Media) – Credit: Twitter


Tutto bene quindi? Probabilmente per molti ingegneri la prosecuzione del rapporto di fornitura con Pirelli rappresenta una variabile in meno da tenere in considerazione nella progettazione delle future monoposto, tuttavia la discontinuità in alcune circostanze può essere un toccasana.

Chi ha i capelli bianchi ricorderà che l’ingresso della Bridgestone in Formula 1 nel 1997 fu eclatante. I top team lasciarono che a testare il prodotto nipponico fossero le scuderie di seconda fascia. Ebbene solo noie tecniche impedirono a Damon Hill di vincere in Ungheria sulla modesta Arrows motorizzata Yamaha e a un giovanissimo Jarno Trulli di trionfare in Austria a bordo della Prost Gran Prix spinta dal V10 Mugen-Honda. Una ventata di novità che fece bene al circus. In quel periodo non vigeva il regime di monopolio e negli anni successivi prima Goodyear e poi Michelin alzarono bandiera bianca nei confronti di Bridgestone che a sua volta non aveva più interesse a restare in Formula 1 senza un competitor contro cui rivaleggiare.

Al giorno d’oggi la concorrenza tra i produttori di pneumatici farebbe storcere il naso ai fondamentalisti della pseudo sostenibilità economica, ecologica per poi correre in Stati che a suon di petroldollari comprano la loro presenza nel calendario di Formula 1. Lo scorso gran premio in Qatar, grazie ad un’organizzazione di livello amatoriale che ha imposto un numero di giri massimo da percorre su ogni treno di gomme, i piloti hanno scoperto quanto è bello poter correre senza l’assillo del “tyre management”.

Purtroppo l’era Pirelli iniziata a valle del bando dei rifornimenti in gara, è stata contraddistinta dalla necessità di gestire il compound, fattore che fece rabbrividire Michael Schumacher al ritorno in pista nel 2010, lui che era abituato a lunghi stint a ritmo di qualifica con le monoposto della precedente generazione. Implicitamente anche l’assenza di un competitor non ha mai reso necessario accelerare sullo sviluppo della performance del pneumatico. Questo nulla toglie allo sforzo profuso in quasi tre lustri da Pirelli in base alle richieste della FIA in termini di sicurezza e dai team in merito alla sfera prestazionale. 

Altri quattro anni con Pirelli: scelta logica o opportunità persa per rianimare la F1?

Ripartizione vittorie in regime di monopolio Pirelli – Credit: @robertofunoat


Tuttavia in una categoria che promette di essere soporifera ancora per alcuni anni, il cambio del fornitore di pneumatici avrebbe potuto sovvertire i rapporti di forza che altrimenti rischiano di essere cristallizzati almeno fino alla rivoluzione regolamentare del 2026.

Dal ritorno in Formula 1 nel 2011 si sono svolti 257 gran premi il cui 81% è stato vinto da Mercedes e Red Bull. I suddetti team certamente hanno sviluppato progetti dominanti nel corso degli ultimi tredici anni ma è altrettanto curioso che nello stesso periodo di osservazione tutte le Ferrari, eccezion fatta per la SF70-H, hanno sempre avuto grandi problemi di gestione dei pneumatici.

La Ferrari ha vissuto la sua epoca d’oro grazie anche allo stretto sodalizio con Bridgestone, quando gli uomini della casa nipponica erano presenza fissa nei box della storica scuderia italiana. Decaduto il rapporto esclusivo con il fornitore di pneumatici la Rossa ha sempre sofferto. Non lo sapremo mai ma forse qualche ingegnere di lungo corso della GES avrebbe riabbracciato con piacere il ritorno del fornitore a cui è legato il dominio più schiacciante del team di Maranello in Formula 1.

Leggi anche: UFFICIALE - Pirelli resterà in Formula 1 fino al 2027

Leggi anche: UFFICIALE: La decisione della FIA sui problemi alle gomme in Qatar

Foto copertina www.formula1.it


Tag
pirelli | gomme | regolamento |