Erano ormai mesi che il nome di Michael Andretti era sulla bocca di molti nel paddock. L'americano, infatti, aveva intenzione di espandere la sua influenza nel motorsport, entrando in Formula 1 come undicesimo team. Dopo diverse speculazioni e dichiarazioni nelle interviste, dato che dai canali ufficiali non uscivano commenti, è arrivata l'ufficialità: la squadra a stelle e strisce ha passato il primo esame della Federazione. La parte più complessa, però, inizia adesso, poichè è Liberty Media che deve valutare la questione, e le squadre presenti storcono il naso davanti all'idea di rinunciare a parte del loro premio economico annuale.
La famiglia, però, è entusiasta del risultato ottenuto, e resta ottimista anche per il futuro, come ha detto Mario Andretti in una recente intervista ad Autosprint: "Sono contentissimo. Si va avanti e questa va presa come una cosa molto positiva. E speriamo che anche tutto ciò che manca possa andare bene. Intanto posso dirti che per venire incontro ai requisiti richiesti dalla FIA c'è stato bisogno di un intenso lavoro di otto mesi, proprio al fine di dare loro tutto ciò che ritenevano necessario".
Entrare nella massima classe del motorsport è un sogno che diventa realtà, ed è il culmine di un lungo percorso, nel quale Andretti è riuscito ad emergere con discreti successi. Perciò, Mario Andretti non potrebbe che essere contento per quello che il figlio sta creando: "Come padre, sono immensamente orgoglioso di quello che sta costruendo. Cerca da anni di aprirsi tutte le porte nelle categorie più alte e competitive delle corse. E questa ambizione lui l'ha avuta praticamente dall'inizio della sua carriera di team manager. Quando era pilota, dopo aver ottenuto tanto, si è ritirato al massimo della parabola, a quarantadue anni d'età, proprio per coltivare il progetto di dare vita a una grande squadra e posso dire che c'è riuscito. Ora sta gettando le basi per un ulteriore salto di qualità, che dovrebbe portarlo al rango di Costruttore in Formula 1".
Oltre al lavoro burocratico con la Federazione, c'è stato anche il bisogno di creare infrastrutture dedicate, e l'americano ha iniziato a rilasciare alcuni dettagli del lavoro: "Posso confermare che avremo una sede d'appoggio anche in Europa e sarà in Inghilterra, ma non posso entrare più nello specifico. La cosa nei suoi dettagli sarà annunciata a tempo dovuto". L'intervista si è poi soffermata su ciò che interessa gli spettatori, che hanno accolto la notizia dell'undicesimo team in modo positivo: chi saranno i titolari della squadra? "Di sicuro l'intendimento è quello di valorizzare dei giovani piloti americani che altrimenti non avrebbero la chance di arrivare in Formula Uno, ossia certi talenti che altrimenti andrebbero persi. Anche se adesso è prematuro fare nomi o indicare orientamenti. In fondo la scelta specifica, un domani, potrebbe essere ispirata a criteri di opportunità tipici del momento in cui bisogna fare la scelta. Quindi anche fornire una semplice rosa di nomi adesso, sarebbe sbagliato. Quando sarà l'ora, si sceglierà. Bisogna trovare le persone giuste al momento giusto".
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