Durante le Finali Mondiali Ferrari 2023, all'autodromo del Mugello, per i tifosi della rossa, ma anche per gli appassionati di motori, non è passata certo inosservata la presenza, tra i box e il paddock, di un pilota amato e rimasto nel cuore di tutti, ferraristi e non: René Arnoux. Il francese, classe 1948, oltre che per i suoi trascorsi in F1 è ricordato anche, se non soprattutto, per aver dato vita ad uno dei duelli più belli ed iconici della storia dell'automobilismo, quello nel GP di Francia 1979, a Digione, contro il canadese Gilles Villeneuve.
Non solo, poiché il francese è rimasto nella memoria collettiva anche htazie alla sua avventura in Ferrari (tra il 1983 e il 1985) con cui, malgrado un divorzio mai chiarito, ha ancora oggi un forte legame. Legame che lo porta, se possibile, a rimettersi al volante dei bolidi di Maranello. E, proprio appena sceso da una FXX-K, chi scrive ha avuto modo di incontrare René Arnoux e scambiare con lui delle parole in esclusiva, per "Formula1.it".
Per prima cosa, René ha voluto ricordare quello che è, per lui ma anche per molte altre persone, il valore, il significato che ha la Ferrari. Parole da cui traspare chiaramente il suo amore ed attaccamento verso la casa italiana.
"La Ferrari non significa qualcosa solo per me, è emozionante per moltissime persone. Se fai un sondaggio e chiedi quale sia la macchina da corsa più conosciuta tutti dicono Ferrari, non altro. Non è un caso: ha una storia leggendaria, un presente e un futuro. È l'unico nome che ha questo fascino, macchine da corsa e da strada, i collezionisti che fanno a gara per acquistarle. Tutto ciò è significativo".
Amore per la rossa che, a metà 1982, lo portò ad accettare immediatamente l'offerta di Enzo Ferrari di diventare pilota ufficiale della Scuderia a partire dal 1983...
"Ho guidato per tre anni in Ferrari, cosa che tutti sognano. Mi hanno cercato, sarei andato anche a nuoto a Maranello. È un'azienda straordinaria, fanno ogni componente da soli, progetto, realizzazione. Sono unici al mondo. Per quanto mi riguarda credo che quando si è ad un certo livello è quasi obbligatorio andare alla Ferrari...".
Una bella avventura in cui, nel primo anno, René sfiorò il titolo mondiale. Un rimpianto certo, ma anche una sconfitta che fa parte delle corse, accettata da vero racer dallo stesso pilota di Grenoble.
"Guarda, nel 1983 ero vicino al titolo, l'ho perso a Detroit mentre ero facilmente in testa alla gara. Ad otto giri dalla fine si è rotto il motore per una saldatura allo stagno fatta male. Non ci puoi fare nulla".
Mondiale che poi fu vinto da Nelson Piquet, uno dei tantissimi fuoriclasse con cui Arnoux corse ad inizio anni '80. Eppure, alla domanda su chi sia stato il suo più grande rivale, l'ex ferrarista ha risposto in maniera sorprendente.
"Il più grande rivale che ho avuto nella mia carriera? Me stesso".
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