F1, Russell preoccupato: «La mia frequenza cardiaca sta cambiando per i troppi fusi orari»
28/12/2023 07:30:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Come accade ormai da qualche stagione, il campionato mondiale di Formula Uno tende ad essere sempre più lungo, comprendendo al proprio interno un numero via via sempre crescente di gran premi. Una scelta, dati alla mano, dettata da più scelte come quella di coprire una seria di paesi sempre maggiore per dare più visibilità allo sport e sia quella di disputatre un numero di gare più elevato per far lievitare gli incassi derivanti da diritti televisivi che dagli sponsor, senza dimenticare gli incassi degli autodromi.

Un trend che proseguirà, inevitabilmente, anche nel corso della stagione 2024 di F1 dove, al netto di cancellazioni di eventi come accaduto lo scorso anno ad Imola, saranno in programma 24 gare, sparse in quattro continenti e spalmate su nove mesi. Un netto balzo in avanti per un calendario che, circa 15 anni fa, non superava neppure le 20 tappe e che, dati alla mano, costringerà team e piloti a lunghi ed estenuanti trasferte (meno onerose rispetto al 2023, dopo che si è cercato di ottimizzare gli spostamenti accorpando trasferte fuori dall’Europa in più blocchi).

Un mondiale che inizierà con cinque gare tra Oceania e Asia, passando poi alla ‘fase’ europea (con Miami e Montreal in mezzo) e si chiuderà con le trasferte in Medio Oriente e America. Una annata da globe-trotter su cui, parlando al sito "RacingNews365", ha espresso il proprio giudizio il pilota Mercedes, e presidente della GPDa, George Russell. L'inglese, ha sottolineato quanto gli spostamenti a cui sono chiamati i piloti e team abbiamo ripercussioni sulla salute delle persone coinvolte.

"A causa dei passaggi da un fuso orario all’altro la mia frequenza cardiaca durante il sonno è mediamente il 25% più alta rispetto a quando mi sono fisso in un luogo. In estate ho trascorso due settimane nello stesso luogo, il periodo più lungo negli ultimi tre anni, e la mia frequenza cardiaca è stata la più bassa di sempre. In inverno si stabilizza sempre in punto basso, poi appena inizio a viaggiare, aumenta. Sicuramente dormo meno e recupero meno. Una cosa naturale quando si va da una parte all’altra del mondo, ma non è solo una sensazione, ci sono i dati che lo confermano“.

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Foto copertina www.mercedesamgf1.com


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