La storia della F1 insegna che all'apice dei domini Ferrari, o Mercedes o del più recente Red Bull, l’esito della successiva stagione è stato sempre praticamente scontato. La sola curiosità oggi riguarda la capacità dei rivali Red Bull di riuscire a chiudere almeno parzialmente il gap con il team di Milton Keynes.
Per assurdo, a peggiorare quello che si annuncia un soporifero remake, sono il numero di episodi della serie, ben 24 gran premi, molti dei quali potrebbero essere ininfluenti ai fini dell’assegnazione dei titoli iridati.
Si poteva/puo’ eludere un destino già scritto almeno per i prossimi due campionati? Forse si, anche senza mettere mano ai regolamenti tecnici, sarebbe stato ingiusto nei confronti di chi meritatamente si è guadagnato un cospicuo vantaggio competitivo sulla concorrenza.
Le strade per destare interesse verso la categoria sono molteplici ma sembra che manchi una regia, nemmeno troppo occulta, capace di andare oltre i record di presenze sui circuiti o ampliare un calendario già extra large.
Manca un Bernie Ecclestone in grado di creare interesse anche in una fase di dominio tecnologico di un team (Williams, nda) come quando nel 95 favorì il passaggio di Michael Schumacher in Ferrari nonostante il Cavallino Rampante navigasse in acque tempestose.
Ecclestone con Schumacher prima dell’approdo del tedesco in F1 – Credit: it.m.wikipedia.org
Nonostante lo storico team di Sir Frank continuasse a dominare, intorno alla F1 tornò a crearsi un interesse clamoroso. Molto interessante in tal senso è la ricostruzione di Willi Weber nel libro “Benzina nel sangue” in cui si evidenziano le perplessità di Michael di sposare la causa della rossa: "Ma vincere con una McLaren che razza di prestazione è? supponiamo che tu salga su una Ferrari. È una vettura di m…., ma tu la trasformi in un'auto vincente. E sei orgoglioso perché sei tu l'artefice di quel successo. Se vinci il titolo con la Ferrari poi potrai buttare via il passaporto, perché tutto il mondo ti conoscerà".
Analogamente in MotoGP c’è lo spettro di un calo di interesse dovuto alla fuga di importanti costruttori (Suzuki) e alla scarsa competitività delle (poche) Honda e Yamaha presenti in griglia. In sostanza la categoria è quasi un monomarca Ducati. Ed ecco il colpo di genio, fornire a Marc Marquez una moto di Borgo Panigale anche se in un team satellite (Gresini) e di una generazione precedente.
Marc Marquez nel corso dei test di Novembre 2023 con il team Gresini – Credit: x.com
Già nei test di Valencia a fine Novembre dello scorso anno non si parlava d’altro. Contro il volere della casa madre, l’otto volte campione del mondo rappresenta la mina vagante del mondiale 2024, nonostante un mezzo sulla carta inferiore e il concreto pericolo che il centauro spagnolo possa riuscire nell’impresa sfiorata dal connazionale Jorge Martin.
Il passaggio di Marc Marquez nel team Gresini è chiaramente opera del buon Carmelo consapevole che un altro anno di dominio Ducati, dopo l’addio di Rossi, sarebbe disastroso per l’interesse dell’intero movimento.
In MotoGP esiste una figura più influente dei team, degli sponsor e dei contratti in grado di muovere i fili dello spettacolo. Oggi in Formula 1 non esiste una personalità altrettanto influente.
Al momento i dati finanziari promuovono la gestione del circus condotta da Liberty Media, tuttavia il seguito social della disciplina è crollato. Immaginate solo per un attimo se in barba a tutti i vincoli contrattuali avessimo un Lewis Hamilton in Ferrari, Leclerc in Red Bull oppure qualsiasi tipo di porte girevoli sui sedili dei top team. “L'occhio del padrone ingrassa il cavallo” recita un celeberrimo proverbio, ma la F1 post Ecclestone non ha un padrone ma teste di legno che curano gli interessi economici di fondi finanziari.
Le prossime stagioni rischiano inevitabilmente di essere delle repliche del 2023. Non si tratta di intervenire a gamba tesa sui regolamenti tecnici ma fornire altri motivi di interesse. Al momento la ricetta anti noia di F1/FIA è la continua proposizioni di nuovi format per i weekend di gara. Sprint Weekend, Shootout, Alternative Tyre allocation sono palliativi per ampliare la durata dello show nel weekend ma che non forniscono alcun interesse aggiuntivo. L’auspicio è che i timori della vigilia siano smentite dalla capacità di recupero delle rivali del team austriaco.
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