C'è un elemento che fa trovare ancora migliaia di appassionati di Formula 1 attorno a uno schermo nel mese di Febbraio e durante i test, sebbene la stagione vera e propria non sia ancora cominicata: l'interesse per la tecnica. Le innovazioni ingegneristiche, le soluzioni trovate per guadagnare quei millesimi, centesimi che possono fare la differenza tra l'ultima e la quinta fila, intrigano sempre, anche, forse, per la loro riservatezza. Negli ultimi anni, infatti, nessuno si espone mai, nessuno spiega cosa si è fatto. Alcuni aspetti sono segreti, certo, ma non credete che nel paddock gli ingegneri non studino costantemente le altre vetture, per avere qualche spunto (o anche copiare apertamente).
E in queste settimane di silenzion motoristico, Giorgio Terruzzi ha voluto fare un elogio ai progetti e allo studio in fabbrica. "C’è un aspetto fondamentale della Formula 1 che mi sorprende ogni volta. Dieci team, dieci gruppi di lavoro composti da persone diverse che operano in luoghi diversi, attorno ad un progetto originale e proprio destinate a confrontarsi su micro scansioni temporali. Basta osservare da vicino una vettura per avere la percezione di una complessità enorme. Ogni dettaglio deciso dopo lunghi studi, dalle viti al sollevatore per i pit stop. Macchine come oggetti sofisticatissimi, che nascondono sotto forme tutto sommato simili, le vere caratteristiche, ciò che funziona, ciò che funziona un po’ meno. Segreti e misteri per noi che, alla fine della fiera, riusciamo a riconoscere ogni vettura grazie alle colorazioni. Se fossero tutte della stessa tinta credo sarebbe complicatissimo seguire una corsa", ha scritto il giornalista sul sito della Red Bull.
"Davanti al cronometro ci meravigliamo, magari, al cospetto di qualche decimo di secondo che separa questa o quella macchina, senza valutare realmente l’entità che abbiamo di fronte (un secondo di scarto su cinque chilometri è una inezia) e senza considerare quanto sia magico vedere in pista dieci prototipi assoluti pensati e progettati come detto da uomini diversi, in luoghi diversi, che una volta confrontati producono prestazioni in realtà vicinissime tra loro. Il pensiero conseguente riguarda appunto la tecnica applicata. Che è ovviamente il frutto di una interpretazione ai regolamenti basata su dati condivisibili, su certezze, su regole rigide che riguardano il concepimento e lo sviluppo di una monoposto. Dunque stiamo parlando di persone, quelle che di fatto realizzano una macchina, proprietarie di un sapere a noi (uso il plurale pur ipotizzando rare eccezioni) ignoto o quasi. È questo l’argomento che più affascina e che, nel contempo, viene trascurato. [...] La vera natura, complessa e affascinante della F1 di fatto resta preclusa dal dibattito", ha concluso Terruzzi.
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