Scontri, vendette, rinascite e consacrazioni: quando il Mondiale si è deciso a Suzuka
04/04/2024 21:45:00 Tempo di lettura: 7 minuti

Pensi al Giappone e il collegamento è automatico. No, non stiamo parlando di templi, samurai o fiori di ciliegio, bensì di Formula 1. Non poteva essere altrimenti, dato che il Mondiale è stato assegnato ben 14 volte tra Fuji e Suzuka, più di qualunque altro Paese. Basti pensare come siano ben nove i piloti ad aver conquistato uno o più titoli sul suolo nipponico, con Ayrton Senna che guarda tutti dall'alto a quota tre. Ripercorriamo, attraverso la seguente carrellata, alcuni dei momenti più inconici di una tappa che in passato si presentava come uno degli appuntamenti finali del calendario.

Titolo bagnato, titolo fortunato (1976)

Scontri, vendette, rinascite e consacrazioni: quando il Mondiale si è deciso a Suzuka

La stagione in questione è passata alla storia non solo perchè si trattava della prima volta assoluta per la Formula 1 in Giappone, ma anche per il titolo di Campione del Mondo che venne assegnato in circostanze piuttosto particolari sull'allora circuito del Fuji. Niki Lauda (reduce dal pericoloso incidente avvenuto durante il Gran Premio di Germania al Nordschleife) arrivava da leader della classifica, deciso a mantenere il proprio vantaggio sul rivale James Hunt.

Tuttavia, nella giornata di domenica una forte pioggia si abbattè sul tracciato, ritardando l'inizio di una corsa che (contro il parere dei piloti) poi cominciò ugualmente. Lauda si ritirò poco dopo il via, insistendo sull'eccessiva pericolosità delle condizioni. Lo zero dell'austriaco consegnò quindi il Mondiale al britannico (terzo al traguardo), vinto grazie ad un solo punto sul rivale.

Senna-Prost: atto I (1989)

 

Questa volta la cornice è Suzuka, mentre i protagonisti furono i due piloti della McLaren: Ayrton Senna e Alain Prost che causarono uno dei contatti più famosi nella storia della massima categoria automobilistica. Il brasiliano tentò il sorpasso all'ingresso della chicane, ma venne toccato in pieno dal compagno di squadra che a sua volta stava impostando il cambio di direzione per l'ingresso in curva.

L'eventuale ritiro di entrambi i contendenti avrebbe reso Prost campione, quindi Senna rientrò in pista grazie all'aiuto dei commissari e, dopo il passaggio ai box per sostituire l'ala anteriore, sorpassò Alessandro Nannini per conquistare vittoria di tappa e finale. I festeggiamenti del nativo di San Paolo, però, durarono poco dal momento che venne squalificato per "uso irregolare della manovra di sgombero per rimettere in moto la sua vettura". Ciò, di fatto, consegnò il titolo nelle mani dell'altro pilota McLaren.

"Pan per focaccia" (1990)

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Come si suol dire, "la vendetta è un piatto che va servito freddo". Mai espressione fu più azzeccata per definire la manovra che fece Senna per restituire il "favore" a Prost (nel frattempo passato in Ferrari). Dopo essere scattato dalla pole position e aver perso la testa della corsa proprio ai danni del francese, il brasiliano mantenne comunque la linea interna e, di conseguenza, speronò l'ex compagno.

Entrambi finirono in ghiaia e furono costretti al ritiro, risultato che diede a Senna la matematica certezza del secondo Mondiale. Dal canto suo la Federazione, al contrario di quanto fatto 12 mesi prima, non sanzionò nessuno dei due, classificando quanto accaduto come un incidente di gara.

E quindi la Rossa uscì a riveder le stelle... (2000)

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L'8 ottobre 2000 è una data che rimarrà per sempre impressa nella mente, e soprattutto nei cuori, di ogni ferrarista. Michael Schumacher arrivò alla penultima tappa con un margine di 8 punti sul rivale di allora, Mika Hakkinen, figli di un guasto al motore che costrinsero il finlandese al ritiro nel corso della gara precedente.

Quando il Kaiser perse la prima posizione proprio ai danni del pilota McLaren, la sensazione era quella che i due se la sarebbero giocata sino all'ultima tornata. Tuttavia il tedesco, in seguito all'ultimo cambio gomme, riuscì a riconquistare la leadership e chiudere i giochi con una gara d'anticipo, riportando così il titolo iridato a Maranello a distanza di 21 anni dall'ultima volta, quando a portare in trionfo il Cavallino Rampante fu Jody Scheckter.

Konnichiwa, Max! (2022)

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Il ricordo più fresco in termini cronologici è sicuramente quello relativo a due stagioni fa, quando Max Verstappen mise le mani sul secondo titolo (consecutivo) della sua già lunga, ma ancor giovane carriera. L'olandese vinse agevolmente la gara (inizialmente interrotta da una bandiera rossa provocata dalla scarsa visibilità causata dalla pioggia) davanti al rivale più diretto Charles Leclerc e al compagno di squadra Sergio Perez.

Dal momento che vennero percorsi solo 28 dei 53 giri previsti, e che le nuove regole introdotte nella off-season prevedevano la riduzione dei punti alle gare non completate per i 3/4 della distanza, sembrava che il pilota della Red Bull non avesse ancora raggiunto la soglia per assicurarsi la seconda corona. Ad ogni modo, con grande sorpresa, la FIA annunciò che sarebbe stato assegnato comunque punteggio pieno e che il Mondiale, di conseguenza, era matematicamente chiuso.

Foto interna pbs.twimg.com

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