Da casa sembra tutto semplice. Vediamo quasi ogni fine settimana il Paddock di Formula 1 che si popola di tecnici, meccanici e piloti, dando tutto per scontato. Purtroppo, il motorsport non è come il calcio. La F1 è l’apice delle competizioni FIA e nessuno, per fare un paragone, si sognerebbe di pensare che un calciatore possa pagare la propria squadra per permettergli di giocare una partita di Champions League.
Nel motorsport invece succede, è quasi pratica comune che un conducente all’inizio della propria carriera possa doversi pagare il posto in una squadra. In passato si chiamavano piloti paganti, ora, nella maggior parte dei casi non è davvero il pilota a pagare, ma gli sponsor alle sue spalle a farlo per lui (basta guardare il contratto siglato da Guanyu Zhou, tanto per fare un esempio attuale).
Recentemente intervistato al podcast ‘Business of Sport’, il campione 2016, Nico Rosberg, ha raccontato un aneddoto riguardante la sciagurata sorte del suo primo stipendio da pilota nelle Vesti di collaudatore Williams: “Le 80.000 sterline non hanno fatto in tempo ad arrivare sul mio conto che un momento dopo erano già svanite a causa di un incidente avuto in Formula 2”.
“Avevo danneggiato la parte anteriore della monoposto, compresa l’ala, per un danno complessivo di 80.000 sterline”, ha ricordato il tedesco. “Mio padre aveva chiesto un prestito per pagare i danni, ma l’obiettivo era che non dovesse spettare a lui finanziare le mie gare”.
“Fino a quel momento se ne erano occupati gli sponsor, ma il costo dell’incidente era fuori dalla loro portata. Per questo chiedemmo un prestito. Il mio primo stipendio è servito dunque a riparare il danno”, ha concluso Rosberg stando a quanto riporta 'Crash.net'.
Affinché si possa comprendere meglio il quadro generale delle cose vi invitiamo a ragionare sul fatto che il padre di Nico è Keke Rosberg, anche lui campione del mondo di Formula 1 nel 1982.
Foto: Red Bull Racing
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