All'alba del Gran Premio d'Olanda, nessuno si aspettava di vedere una Ferrari così competitiva. Nemmeno la Ferrari stessa. "Domani servirà un miracolo per andare a podio", aveva detto Leclerc al sabato, dopo una qualifica in cui un sesto posto sembrava oro colato. Invece, contro ogni aspettativa, la vettura numero 16 è riuscita a resistere per gran parte della gara agli attacchi di una McLaren velocissima, e anche Sainz ha costruito un'ottima rimonta senza essere mai sceso in prova. Ma in quella emozione, in quella sorpesa di vedere una Rossa sul podio si nasconde un problema grave: nessuno capisce il comportamento della vettura.
A "sollevare il morale" ci pensa il fatto che anche in casa Mercedes sembrano essere nella medesima situazione. Al Gran Premio del Belgio nessuno credeva che le Frecce Nere avessero quel passo, nè tantomeno che avrebbero chiuso con una doppietta (poi diventata una semplice vittoria). Tutto si gioca sul filo della perfezione, dei dettagli, dei millisecondi. Questo è quello che rende la Formula 1 avvincente e, allo stesso tempo, un bel grattacapo per gli ingegneri. E di certo non un bel segnale per chi ci lavora, in quanto la monoposto non risponde agli studi e al lavoro impiegato.
"Non è un campionato facile da leggere. La lotta è ravvicinatissima, ogni piccolo cambiamento crea grandi differenze in classifica. All’inizio dominava la Red Bull. Poi siamo andati bene noi, dopo la McLaren e infine la Mercedes. Sarà un’ altalena fino alla fine", ha detto di recente Frederic Vasseur al Corriere della Sera. "La differenza fra le macchine è sempre sui due decimi. Ma può variare molto nella messa a punto, nella comprensione, nell’esecuzione. Essendo tutti così attaccati è semplice sbagliare. Non è tutto bianco o nero. A livello di classifica andavamo meglio nei primi mesi,è vero. Ma sui tempi parliamo sempre di pochissimi decimi di differenza, non di mezzo secondo. In alcune gare abbiamo sbagliato, in Canada con la pressione delle gomme. Dalla Spagna sono comparsi problemi legati agli sviluppi. Siamo dovuti tornare indietro perdendo un mese e mezzo di evoluzioni, a Spa ci siamo ripresi."
Lo stesso Leclerc, parlando ai media dopo Zandvoort, non ha saputo dare una spiegazione alla sua prestazione, rispondendo con un "dobbiamo capire", che avrà aperto dei cassetti della memoria risalenti alla gestione di Binotto di due anni fa. La patata bollente la hanno in mano gli ingegneri e i loro calcoli, perchè non sarà facile gestire questi millesimi e sbloccare il potenziale costante, che è quello che poi separa la McLaren e la Red Bull dal resto della concorrenza: loro sono forti sempre. Dal canto della Rossa, questo rende tutto il lavoro più difficile. A Monza si attende un fondo nuovo, che ha la promessa di risolvere tutti i problemi degli ultimi GP. Ma se la base non è solida, risulterà davvero efficace?
Leggi anche: VIDEO - Ferrari, non solo merchandising: tute speciali per i piloti a Monza
Foto interna x.com