Non è stato certamente un fine settimana spettacolare, divertente e neppure vincente, quello vissuto a Singapore da Max Versappen e dalla Red Bull. Al contrario, però, nella tre giorni asiatica Max è stata terribilmente concreto, dopo aver presto compreso quanto Lando Norris e la McLaren fossero dominanti e ingiocabili. Una accettazione che gli ha permesso (dopo aver lavorato sodo con i suoi ingegneri) di ribaltare il set-up della sua RB20 e renderla una vettura 'passabile', issandola al secondo posto al termine della qualifica: una posizione che, con una gara concreta, nella terra di nessuno, Max ha difeso sino alla fine, limitando i danni in classifica piloti dove, comunque, prosegue la sua emorragia di punti e la sua gestione da vero matematico.
Ma, a motori spenti, fuori dalla pista, il tre volte campione del mondo ha avuto il suo da fare, anzi ha dato il meglio di sé, molto più di quanto accaduto in gara. Nella conferenza stampa ufficiale dopo la qualifica, Max ha deciso di rispondere a monosillabi ai media, per poi parlare a ruota libera e per diversi minuti con gli stessi per mostrare in modo plateale la sua protesta contro la FIA, rea di averlo condannato ai lavori socialmente utili per aver utilizzato, nella conferenza del giovedì, un linguaggio inappropriato (anche se le parole utilizzata possono, al massimo, essere bollate come colorite).
Il Campionissimo olandese, infatti, non ha accettato, e anzi si è scagliato contro, la punizione che giunta dalla Federazione e, per farlo in maniera ancor più forte, a fine gara ha persino minacciato di essere pronto a ritirarsi dalla F1: uno sport che non riconosce più (ora per la libertà di esprimersi come meglio crede ma anche per altre ragioni), come già sostenuto da mesi, anche in tempi di successi, che a suo dire potrebbe benissimo sopravvivere anche senza di lui. Una voglia che, quindi, pare essere più marcata in questi mesi difficili, ma che periodicamente emerge dalle parole dello stesso Verstappen, che mai perde modo di sottolineare la sua voglia di fare altro oltre alla Formula 1, spiegando spesso come non si veda al volante di una monoposto altri dieci anni. Di fatto ha sempre raccontato come il suo sogno fosse quello di diventare campione del mondo, non il pilota più titolato di tutti i tempi.
Un mood del tre volte campione del mondo olandese che, in una recente intervista alla TV ORF, ha trovato conferme nelle parole di Helmut Marko, super consulente Red Bull, che ha ribadito come il pilota di Hasselt abbia già coronato i suoi sogni, non avendo l'ambizione (come alcuni suoi colleghi) di fare incetta di titoli mondiali.
“Max non è come Alonso o Hamilton, che guidano finché glielo permetterà la forma fisica. Lui è interessato a vincere, ma non è prioritario il numero di titoli, che siano 4, 5 o 6. Max vuole divertirsi ed essere entusiasta di questo sport. Vuole un ambiente in cui si sente a suo agio”.
Insomma, la voglia di divertirsi e vivere in un ambiente consono sono le priorità di Max: esse però paiono essere venute meno negli ultimi tempi, dove questioni di forma, l'ossessiva ricerca dello show prima che dello sport e la voglia di limitare i piloti e il loro talento, hanno intaccato la granitica volgia di Verstappen di andare avanti.
“É rimasto colpito dalla storia delle parolacce o per quanto accaduto al Red Bull Ring, dov’è stato accusato di essere duro e scorretto, mentre ha fatto solo ciò che è previsto dal regolamento. Il pubblico vuole questo, dobbiamo tornare al ‘lasciamoli correre’. Non bisogna infrangere le regole, ma neppure interpretarle in maniera tanto ristretta”.
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