La Federazione continua ad essere in crisi nera, soffrendo giochi di politica e di interesse che scorrono profonde alle sue radici. Non a caso, nelle ultime settimane sono rotolate teste importanti senza motivo, mentre altre hanno dato le dimissioni; non da ultimo, Niels Wittch, direttore di gara della Formula 1, è stato allontanato dal suo ruolo (Tra l'altro affermando che fosse una scelta volontaria quando, in verità, è stato proprio licenziato in tronco).
Poche ore fa, invece, è stato Tim Mayer, steward di lunga esperienza, a perdere il lavoro. La sua figura era al centro di uno scandalo nato a seguito del GP degli Stati Uniti, quando è stato indagato dalla Federazione per aver permesso agli spettatori di entrare in pista prima che fosse libera. Tuttavia, l'americano, in qualità di organizzatore dell'evento, ha poi mosso un diritto di revisione e, spiegando il suo punto di vista, se ne è scampato solo con una multa, una parte della quale è stata anche sospesa. Così facendo, però, si è creato un circolo vizioso: un commissario della FIA che attaccava la stessa FIA. Nel documento, inoltre, ci sarebbero delle parti che Ben Sulayem non ha ben digerito.
L'ex commissario gara, che vanta per 15 anni di esperienza nel settore, ha subito espresso la sua visione contrariata ai media, specialmente dopo che la notizia del licenziamento è arrivata con un messaggio da parte dell'assistente di Ben Sulayem. "Per un'associazione che si basa sui volontari, un saluto del genere rivela molto della direzione. La FIA dirà che il motivo del licenziamento è un conflitto di interesse, perchè ho chiesto che il mio caso venisse rivisto. Ma quella non è la ragione. Essere un organizzatore è un compito che svolgo da 12 anni, il mio problema si è risolto in modo amichevole e con toni pacati. Poi Ben Sulayem ha deciso di licenziarmi. Credeva che la mia richiesta fosse un attacco personale ma non era così", ha spiegato Mayer alla BBC.
L'americano non si è fermato qui, e ha continuato a criticare il presidente della FIA per il suo controverso divieto alle parolacce: "La decisione era solo sua. Noi commissari siamo un organizzazione super partes, ma a volte ci faceva sapere in modo esplicito il suo punto di vista su diverse questioni. Ma lui non parlava neanche con noi, mandava i suoi assistenti. Sulla carta, il linguaggio scurrile non è accettato, ma nessuno perseguiterebbe un pilota solo per una piccola parola fuori posto. Per molti di loro l'inglese è la seconda, terza o quarta lingua. Non ha senso impuntarsi su una questione simile, è solo voler fare la voce grossa".
Foto copertina x.com
Foto interna x.com
Leggi anche: GP Qatar - Setup e prime immagini dal circuito: Ferrari per limitare i danni
Tutte le news, le foto, il meteo, gli orari delle sessioni ed i tempi del Gran Premio del Qatar 2024