Premessa: non vogliamo prendercela con Sky, perché Camicioli, Capelli e gli altri erano in diretta, a caldo, al termine di un gran premio, nella fattispecie quello di Barcellona. Non è mai facile ribattere in tempo reale alla "battuta" o presunta tale di un protagonista; ancora meno facile se il protagonista in questione è convinto di essere stato spiritoso, come Toto Wolff che, nel commentare il contatto tra Verstappen e Russell, per criticare l'aggressività di Max – il quale è stato meno aggressivo che in altre occasioni (giudizio personale) – ha tirato fuori il paragone con i tassisti "incivili di Napoli e Roma".
Ci chiediamo, però, al tempo stesso: se una battuta del genere fosse stata rivolta a una troupe francese, sarebbe stata accolta con sorrisini o con la timida precisazione – A Milano stiamo migliorando –? Onestamente crediamo di no. Forse a Wolff, in quel caso, non sarebbe proprio venuto in mente.
Stiamo dando troppa importanza alla questione? Forse. Però lasciateci almeno stigmatizzare un difetto tutto italiano: la tendenza ad accettare e persino alimentare i luoghi comuni che ci riguardano. Siamo capaci di canticchiare slogan turistici come "Espresso macchiato" senza accorgerci che fanno leva sugli stereotipi più scontati che definiscono noi italiani all’estero.
Il vero problema, infatti, è che quando Wolff se ne esce in quel modo, non solo pensa che la battuta faccia ridere, ma è anche convinto che a riderci siano gli italiani per primi. Altrimenti, molto probabilmente, non la farebbe. Il problema non è suo: è nostro.
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