Alpine nel caos: Briatore minimizza, ma il problema è la stabilità
L’Alpine affonda in classifica e Briatore minimizza: tra instabilità dirigenziale, cambi piloti e crisi di risultati, il team francese sembra aver perso ogni rotta.

22/06/2025 14:45:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Nel paddock della Formula 1 si respira da tempo un’aria pesante attorno al team Alpine. Dopo dieci gare, la squadra è inchiodata in fondo alla classifica costruttori, travolta da una crisi tecnica e gestionale a dire il vero inaspettata dopo i segnali di ripresa della fine della passata stagione. E in questo contesto, le parole di Flavio Briatore, tornato in scena con il ruolo opaco di “super consulente”, suonano più come un esercizio di autoassoluzione che come un’analisi lucida della realtà.

Nulla, assolutamente nulla”, ha dichiarato Briatore a Reuters a proposito dell’uscita di scena del CEO Renault Luca de Meo, avvenuta subito dopo il Gran Premio del Canada. “Non è cambiato nulla per me né per la squadra.”

Una dichiarazione che colpisce per la sua superficialità, in un momento in cui l’instabilità manageriale di Alpine è sotto gli occhi di tutti. De Meo non è stato un dirigente qualsiasi: è stato il volto politico e industriale dell’intero progetto Alpine, e la sua uscita si aggiunge a una lunga serie di scossoni in seno alla squadra.

A peggiorare la situazione, l’altalena di piloti: Jack Doohan fuori dopo appena sei gare, sostituito da Franco Colapinto, che a sua volta non è ancora riuscito a conquistare punti. Una girandola che riflette l’assenza di visione e continuità – due fattori che, come abbiamo visto anche nel caso Ferrari, sono fondamentali per qualsiasi tentativo di ricostruzione tecnica e sportiva.

Rosberg: “Così si danneggia il marchio”

Il giudizio più netto arriva da chi conosce bene la F1: Nico Rosberg. Il campione del mondo 2016, intervenuto allo Sky Sports F1 Show, ha espresso preoccupazioni gravi non solo per le prestazioni in pista, ma per il danno di immagine che Alpine – e indirettamente Renault – stanno subendo:

“Quando correvamo in fondo allo schieramento con Mercedes, c’era chi voleva tirare la spina ogni weekend, perché pagare milioni per far vedere il proprio marchio in fondo alla griglia è controproducente. È marketing negativo.”

Rosberg ha poi tracciato un parallelo diretto con la Ferrari, osservando che anche a Maranello l’instabilità ha frenato per anni la crescita: “Mercedes ha mantenuto gli stessi leader chiave per 15 anni, Ferrari cambia continuamente. La stabilità è essenziale.”

Una crisi più ampia

Dietro alla crisi Alpine c’è anche un quadro industriale che non aiuta. Le difficoltà del settore automotive, la transizione forzata verso l’elettrico, la concorrenza cinese e la crescita di Tesla stanno erodendo quote di mercato e budget. E come osserva Rosberg, “quando i bilanci si fanno stretti, il primo taglio riguarda il marketing – e il team F1 è marketing.”

Alla luce di tutto questo, sorprende l’ottimismo ostentato da Briatore. Forse sarebbe più opportuno fare autocritica, piuttosto che minimizzare tutto in nome di un’apparente normalità. Perché l’unica cosa davvero accertata oggi in Alpine è il caos.

Serve una strategia, una leadership forte e un progetto a lungo termine. Non dichiarazioni evasive. E non l’illusione che basti un nome di peso per risolvere problemi strutturali.

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Foto copertina x.com


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