Dopo mesi e mesi di riprese in giro per i paddock di tutto il mondo, pubblicità e strategie di marketing, il film della Formula 1 è arrivato nelle sale a fine giugno (e questi sono gli ultimi giorni per vederlo al cinema). Un blockbuster in pieno stile americano, ricco di scene d'azione, con un cast e un budget stellare, peccato che abbia delle lacune dal lato racing.
Il comportamento in pista del protagonista lascia molto a desiderare, autore di manovre da squalifica e bandiera nera immediata le quali, però, non vengono mai colte dalla direzione gara (ma da tutti gli altri si). Inoltre, fuori dal tracciato, il personaggio di Brad Pitt salva magicamente il team in crisi, nonostante sia lontano dalle corse da anni. Insomma, la classica storia a stelle e strisce in cui il buono vince in nome dell'amicizia e il cattivo perde, il tutto con lo sfondo del motorsport.
Nonostante questi difetti, il film ha attratto abbastanza spettatori da incassare 500 milioni di dollari a livello globale, superando così il budget di partenza, fissato a circa 300 milioni.
Un'altra grande pecca del film è la rappresentazione femminile. Le figure in rosa non mancano, ma molto spesso sembrano forzate. Partiamo da quella più importante, Kate McKenna, ossia la direttrice tecnica della squadra. Una donna forte e preparata, che ha lasciato la famiglia per seguire un sogno, ma che "cede" al fascino di Sonny Hayes e si trova nel suo letto; una storia d'amore non necessaria, che non aggiunge nulla alla trama, ma che ricalca lo stereotipo del fatto che le donne nel motorsport siano lì "per i piloti". Anche la figura della ragazza che Joshua Pierce trova in discoteca ripete questo tema: lei chiede al pilota "di presentarle Carlos Sainz", ma quella battuta innocente rinnova l'idea che le femmine seguano il motorsport per "i bei ragazzi".
Per questo motivo, nel corso del GP d'Austria non è passato inosservato il fatto che diverse giornaliste abbiano intervistato solo figure femminili in pitlane, parlando con meccaniche e ingegnere che lavoravano sulle monoposto. Un modo semplice per ricordare che le donne nel motorsport sono serie e professionali, e che hanno un ruolo vero, non scritto dalla penna di un uomo.
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